Porti e aeroporti, valzer di nomine in Sicilia: Schifani nella tempesta tra alleati infedeli e partite strategiche

«Il governatore Schifani deve stare attento. Alcuni suoi alleati non sono leali come pensa». È un messaggio chiaro e diretto quello lanciato da Nicola D’Agostino, deputato regionale di Forza Italia e uomo vicino all’ad della Sac, Nico Torrisi. Le sue parole, affidate a un’intervista pubblicata su la Repubblica, arrivano in un momento di forte tensione nella maggioranza di governo siciliana, tra veleni, sospetti e scontri sempre più aperti sulla gestione del potere nelle principali partecipate strategiche dell’Isola. La scintilla più recente è stata la clamorosa bocciatura all’Assemblea regionale del disegno di legge che prevedeva l’aumento dei gettoni per i vertici delle partecipate, un provvedimento caro a Schifani e affossato da franchi tiratori interni. «Non è stato un attacco al presidente – minimizza D’Agostino – ma il segnale di un Parlamento che quella norma non la voleva».

Ma poi affonda: «Io ho votato sì, come Tamajo, Vitrano e Lantieri. I veri responsabili sono altrove, anche dentro Forza Italia». Lo scontro più duro, però, si gioca sulla privatizzazione degli aeroporti siciliani, con la Sac (Catania-Comiso) e Gesap (Palermo) al centro di un risiko che coinvolge i principali partiti della coalizione. Secondo D’Agostino, “pezzi della maggioranza” stanno cercando di ostacolare «il percorso trasparente e innovativo guidato da Torrisi».

Gli scali siciliani sono ormai un concentrato di adrenalina politica. A Palermo, giovedì, il Cda di Gesap si chiuderà in conclave per scegliere l’erede di Vito Riggio. In pole position c’è Giovanni Maniscalco, fedelissimo del sindaco Roberto Lagalla: una soluzione ponte in attesa che il governatore Renato Schifani cali l’asso Simona Vicari. Schifani ricorda di aver “firmato a quattro mani” la nomina di Riggio con Lagalla e, anzi, continua a lodarne la caratura. Intanto sulle poltrone si balla il tip tap: vacilla la consigliera Giovanna Chiavetta, entrata in quota Lega. Entro giugno va scelto anche il direttore generale: Schifani sponsorizza Carmelo Scelta, mentre Fratelli d’Italia e Lagalla rilanciano con Giovanni Scalia, già al timone ai tempi di Leoluca Orlando.

Si registra un aumento di tensione anche sul dossier delle Autorità di sistema portuale. Dopo la designazione, a Messina, dell’avvocato Francesco Rizzo — indicato da Fratelli d’Italia e non particolarmente entusiasta del progetto del Ponte sullo Stretto — la Lega segnala la propria disponibilità a rivestire un ruolo analogo a Palermo. Il presidente della Regione, Renato Schifani, però, avrebbe individuato in Luca Lupi, attuale braccio destro di Pasqualino Monti (mandato in scadenza a giugno), il profilo preferito per la successione. «Le Regioni vanno coinvolte, le nomine dovrebbero nascere da un’intesa e non da decisioni unilaterali», ha ricordato Schifani, precisando di non volersi limitare a ratificare le scelte del Ministero dei Trasporti.

La Lega, dal canto suo, non sembra intenzionata a rimanere ai margini: sul tavolo si ipotizza uno scambio con la carica di amministratore delegato di Gesap, oppure — più avanti — con la presidenza dell’AdSP di Catania, in scadenza nel 2026. In questo contesto, porti e aeroporti siciliani appaiono al centro di un confronto politico particolarmente acceso, in cui gli equilibri interni alla maggioranza rivestono un peso notevole. La navigazione, per Schifani, si prospetta tutt’altro che lineare.

Più che di scelte strategiche di lungo periodo, molti osservatori intravedono un confronto sulle posizioni di vertice. Una possibile via alla continuità consisterebbe nel nominare un presidente con un mandato chiaro e mantenere Lupi nel ruolo di segretario generale, funzione che conosce bene. L’ipotesi di promuoverlo a presidente viene invece interpretata da alcuni come un modo per presidiare la casella senza cederla ad altre forze politiche. La questione è anche di equilibri partitici: Monti, in uscita, è considerato vicino a Fratelli d’Italia, e analoghe simpatie vengono attribuite a Lupi. Dopo la scelta di Rizzo a Messina — figura legata al partito meloniano — la proposta di affidare Palermo a Lupi viene vista come un ulteriore segnale di attenzione nei confronti di FdI. Resta comunque una distinzione nei profili: Monti viene riconosciuto per le capacità manageriali, mentre Lupi è descritto soprattutto come un tecnico. A conti fatti, insomma, il cambio di nome non produrrebbe necessariamente un salto di qualità nella governance, ma contribuirebbe a ridefinire — almeno in parte — i rapporti di forza nella coalizione.