Enti di secondo livello: centrodestra stravince sui numeri ma inciampa nelle faide interne e riemerge il nodo del voto diretto

Le elezioni appena concluse per il rinnovo delle Città metropolitane e dei Liberi consorzi siciliani confermano l’egemonia numerica del centrodestra, che conquista 85 seggi sui 118 disponibili nelle tre aree metropolitane (Catania, Palermo, Messina) e nei sei territori provinciali (Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa, Trapani). A Catania il sostegno dei “grandi elettori” – sindaci e consiglieri comunali – sfiora il 90 %, segno di una superiorità aritmetica che, tuttavia, non cancella le tensioni interne alla coalizione.
Le divisioni emergono soprattutto nelle competizioni per la presidenza dei Liberi consorzi: Enna passa al centrosinistra con l’ampio successo di Piero Capizzi su Rosario Colianni; Trapani sceglie il civico Salvatore Quinci, forte di un consistente voto disgiunto che penalizza il candidato ufficiale del centrodestra. Frazioni e liste civiche incidono anche ad Agrigento e Siracusa, mentre Ragusa rimane l’unica vittoria netta della maggioranza grazie al risultato di Maria Rita Schembari. Forza Italia si conferma il marchio più radicato (24 seggi), davanti a Fratelli d’Italia (20), sostenuta dall’Mpa di Raffaele Lombardo e da Grande Sicilia; all’interno del blocco, però, i sospetti di tradimento restano diffusi. Sul versante opposto, la lista unitaria “Alternativa” guidata dal Pd limita i danni con 17 consiglieri, il M5S si ferma a quattro, mentre Cateno De Luca ne ottiene altrettanti, tutti concentrati a Messina: in totale il campo progressista si arresta a 21 seggi.
Nel capoluogo etneo il sindaco metropolitano Enrico Trantino osserva l’altra faccia della medaglia. L’avvio del nuovo Consiglio – che potrà contare su cinque o sei delegati – gli consentirà maggiore operatività, ma non cancella le criticità di un sistema in cui soltanto gli amministratori locali esprimono gli organi di governo, sottraendo ai cittadini il diritto di voto diretto. Dopo quasi due anni di duplice funzione – Palazzo degli Elefanti e ente metropolitano – Trantino riconosce che ha potuto dedicare poche ore settimanali alla seconda carica e considera il superamento delle Province, deciso un decennio fa sull’onda dell’antipolitica, un rimedio peggiore del male: l’assenza di elezione popolare, a suo avviso, rallenta le risposte alle esigenze del territorio.
Gli uffici informatici dell’ente hanno reso possibile la diretta dello spoglio, permettendo a tutti di seguire in tempo reale l’andamento del voto. Il segretario generale Mario Trombetta rivendica trasparenza e correttezza dell’intero iter, ringraziando il personale per il lavoro svolto. L’Ufficio elettorale, presieduto da Marco Puglisi insieme a Marta Emilia Dierna, Loredana Torella e Fabrizio D’Emilio, evidenzia il contributo degli operatori di seggio (Margherita Ferro, Leonardo Cantarella, Alfio Allegra, Roberto Pedalino, Domenico Nicosia e Rosario Sorbello) e dell’assessore regionale Andrea Messina.
L’affluenza ha toccato il 94,64 %: hanno votato 760 tra sindaci e consiglieri comunali. I diciotto eletti che siederanno a Palazzo Minoriti sono:
– **Grande Sicilia**: Vincenzo Santonocito (3 531 voti ponderati), Francesco Alparone (3 304), Maria Grazia Rotella (2 512)
– **Forza Italia**: Roberto Barbagallo (5 174), Melania Luana Miraglia (4 336), Antonino Montemagno (4 123), Antonino Anzalone (3 734)
– **Partito Democratico – L’Alternativa**: Graziano Calanna (4 877), Giuseppa Maria Antonia Giardinelli (3 039)
– **Fratelli d’Italia**: Alessandro Campisi (5 898), Gesualdo Grimaldi (4 151), Santo Trovato (4 104), Mario Fabio Savasta (3 590), Emilio Pappalardo (3 034)
– **Lega**: Sergio Guttadauria (2 400), Alfio D’Urso (2 277), Ruggero Agatino Strano (1 978)
– **Democrazia Cristiana**: Angelo Spina (2 617).
La presidenza del Consiglio metropolitano resta in capo al sindaco del capoluogo, che entro dieci giorni fisserà la seduta di insediamento, da tenersi in un’ulteriore decade. Al nuovo organo spetta ora il compito di imprimere slancio a un ente che, pur dotato di competenze strategiche, continua a fare i conti con la carenza di risorse e con il dibattito mai sopito sulla propria legittimazione democratica.