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Autonomia differenziata e la legge Calderoli: la sentenza della Consulta apre nuovi scenari

Secondo Michele Ainis, costituzionalista e professore emerito all’Università Roma Tre, la legge Calderoli sull’autonomia differenziata è ormai ridotta a una “scatola vuota” dopo la sentenza della Corte Costituzionale. In un’intervista al Fatto Quotidiano, Ainis ha descritto la legge come un “zombie”: formalmente in vigore, ma privata di parti essenziali. “Il Parlamento dovrà intervenire con correzioni, o il referendum potrebbe eliminare del tutto la norma”, ha affermato.

La Corte, sottolinea Ainis, ha applicato un’interpretazione sistematica delle norme, ribadendo che l’articolo 116 della Costituzione, pur consentendo il trasferimento di competenze, non può giustificare un’autonomia illimitata. Per Ainis, il referendum potrebbe confermare l’abrogazione totale della legge, mentre la decisione sui quesiti parziali dipenderà dai dettagli della sentenza.

Giovanni Guzzetta, costituzionalista e membro del Comitato per i livelli essenziali delle prestazioni (Clep), esprime una visione più fiduciosa: “L’intervento della Consulta non cambia il nostro lavoro. Stiamo già analizzando le singole funzioni nelle materie, e possiamo proseguire senza interruzioni”. Guzzetta sottolinea che, per le funzioni che non richiedono livelli essenziali di prestazione, è possibile procedere subito.

In Sicilia, il tema dell’autonomia differenziata ha provocato tensioni politiche. Il governatore Renato Schifani, unico esponente del centrodestra a commentare la sentenza, ha dichiarato che essa “scongiura il rischio di un’Italia a due velocità”. Tuttavia, questa posizione ha sollevato perplessità tra gli alleati, dato che Schifani non aveva espresso opposizione alla riforma Calderoli in conferenza Stato-Regioni, né aveva sostenuto il ricorso di altri governatori del Sud. A livello nazionale, Forza Italia, in linea con il presidente calabrese Roberto Occhiuto, ha adottato una linea critica, mentre la Sicilia ha manifestato sostegno alla riforma, con l’uomo di punta del partito in Sicilia Luca Sammartino.

Alcuni leader politici locali, come Raffaele Lombardo e Gaetano Galvagno, hanno espresso riserve, ma il governo regionale ha comunque mantenuto il proprio appoggio al regionalismo differenziato. Le recenti dichiarazioni di Schifani sul rischio di un’Italia “a due velocità” hanno creato nuove tensioni all’interno della maggioranza, anche in vista della sessione di bilancio. La prospettiva del regionalismo differenziato continua a sollevare interrogativi, specialmente per i servizi e le infrastrutture nell’Isola.

Il costituzionalista Giuseppe Verde ha proposto una soluzione: “Applicare integralmente lo statuto speciale”, un’idea sostenuta anche dall’Anci Sicilia. La recente scelta di Unicredit di versare una quota del reddito prodotto in Sicilia direttamente alla Regione – in base all’articolo 37 dello statuto – apre la strada a nuove entrate per l’Isola. Se altre imprese seguissero l’esempio, le entrate potrebbero superare i tre miliardi di euro l’anno, colmando in parte il divario con il Nord.

Il segretario della Cgil Palermo riferendosi al Presiedente della Regione Schifani, si domanda perché il governatore non abbia sollevato queste questioni in conferenza Stato-Regioni, mentre Davide Faraone di Italia Viva accusa Schifani di aver ignorato i problemi fino a quando non sono esplosi. In difesa di Schifani, ci pensa Marcello Caruso che sottolineato che il governatore è determinato a proteggere gli interessi della Sicilia e a risolvere le difficoltà ereditarie nei rapporti finanziari tra Stato e Regione.

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Redazione