
Nella mattinata del 15 aprile 2025, la Polizia di Stato di Catania ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, su disposizione del GIP del Tribunale etneo e su delega della Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di quattro persone accusate – secondo l’impostazione accusatoria – di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Le persone colpite dal provvedimento sono: I.F., 42 anni, C.L., 29 anni, C.F., 50 anni, P.V., 53 anni. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, tutto sarebbe nato dalla denuncia di un dirigente della società di spedizioni BRT, che ha raccontato di essere stato costretto a recarsi presso l’abitazione di I.F. – all’epoca dei fatti ai domiciliari – accompagnato da due dipendenti di una ditta, azienda locale appena esclusa da un appalto di facchinaggio.
Durante l’incontro, I.F. avrebbe preteso spiegazioni per la cessazione del contratto, minacciando pesanti ritorsioni nei confronti dell’azienda e dei suoi amministratori, qualora i rapporti non fossero stati ripristinati. L’uomo, pur non ricoprendo formalmente alcun ruolo nella ditta, avrebbe dimostrato di avere un interesse diretto nell’impresa.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e condotte dalla Squadra Antiestorsioni – Sezione Reati contro il Patrimonio e la P.A. – hanno consentito di ricostruire i legami familiari e il contesto criminale: I.F. è figlio di I.G., ritenuto esponente storico del clan mafioso Santapaola-Ercolano. I due uomini che avrebbero condotto la vittima all’incontro sono i cognati di I.F., C.L. e C.F.,.
Un ulteriore ruolo centrale viene attribuito a P.V., 53 anni, cognato di I.G. e amministratore di fatto di una ditta, il quale avrebbe esercitato ulteriori pressioni intimidatorie nei confronti della BRT per ottenere la riattivazione dell’appalto, il pagamento di una “buonuscita” economica o, in alternativa, l’affidamento di nuovi incarichi in altre regioni.
Il GIP ha accolto la richiesta della Procura disponendo per tutti e quattro la custodia cautelare in carcere. I soggetti sono stati trasferiti presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza, a Catania. Si ricorda che gli indagati, in questa fase delle indagini preliminari, sono da considerarsi presunti innocenti fino a eventuale sentenza definitiva di condanna.