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Il racket resiste, ma i clan si reinventano: una proposta per una Giornata Nazionale Antiracket

Il fenomeno del racket continua a rappresentare una sfida complessa in Sicilia, dove il crimine organizzato si adatta rapidamente ai cambiamenti. Le continue operazioni antimafia e la presenza capillare delle forze dell’ordine, come a Catania, hanno indebolito molte organizzazioni criminali, creando però un vuoto che viene spesso riempito da giovani senza scrupoli. Nonostante ciò, le organizzazioni mafiose dimostrano una straordinaria capacità di riorganizzarsi e tornare rapidamente a fare affari.

A Palermo, durante un incontro presso la Camera di Commercio, è stata lanciata la proposta di istituire una Giornata Nazionale Antiracket il 10 gennaio, anniversario della famosa lettera che Libero Grassi indirizzò al “caro estortore” sulle pagine del Giornale di Sicilia nel 1991. L’iniziativa, promossa da SOS Impresa Rete per la Legalità e appoggiata da personalità come Luigi Ciotti di Libera, il prefetto di Palermo Massimo Mariani e il presidente della commissione regionale antimafia Antonello Cracolici, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e rafforzare il sostegno alle vittime delle estorsioni.

Luigi Cuomo, presidente di SOS Impresa, ha sottolineato l’importanza di questa giornata per celebrare chi, come Libero Grassi, si è opposto con coraggio al pizzo. “Chiediamo al governo nazionale di istituire ufficialmente questa ricorrenza”, ha dichiarato, proposta accolta con favore da Cracolici, che ha annunciato una legge regionale per sostenere l’iniziativa a livello nazionale.

Nonostante gli sforzi, i numeri delle denunce restano preoccupanti: nel 2024 a Palermo sono state presentate solo 11 denunce, poco più dell’1% degli 800 casi di estorsione accertati dalle forze dell’ordine. “La storia che ci lega a Libero Grassi ha aperto un varco, ma oggi c’è bisogno di continuità e di un impegno collettivo che unisca istituzioni e società civile”, ha dichiarato Don Luigi Ciotti, mettendo in guardia contro la normalizzazione del crimine organizzato.

Il neo procuratore di Messina, Antonio D’Amato, in un intervista rilasciata a Repubblica, ha aggiunto ulteriori elementi, analizzando lo stato del crimine organizzato nella provincia. “Le denunce per estorsione e usura stanno diminuendo in tutta Italia, ma ciò non significa che il fenomeno sia in declino. Piuttosto, le mafie si stanno orientando verso attività meno rischiose e più remunerative, come le truffe ai danni dell’Unione Europea e degli enti previdenziali”.

In aree come i Nebrodi, queste truffe hanno sostituito le estorsioni, mentre nella zona di Barcellona Pozzo di Gotto il calo delle denunce è attribuibile all’efficacia delle operazioni antimafia. Tuttavia, avverte D’Amato, “il calo delle denunce non corrisponde a una reale riduzione del fenomeno. Ci troviamo di fronte a una florida economia sommersa”.

D’Amato ha sottolineato anche i cambiamenti nella mappa della criminalità organizzata a Messina, con gruppi che ora operano silenziosamente nel traffico di droga, nell’infiltrazione negli appalti pubblici e nella corruzione. “Le mafie di oggi non operano più come negli anni ’80 e ’90”, ha concluso. “Si muovono in modo silenzioso, puntando sulla convenienza economica, e questo richiede un aggiornamento continuo degli strumenti investigativi”.

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Published by
Alfio Musarra