Garantire i “servizi essenziali ed eguali diritti di cittadinanza” delle aree interne. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita ufficiale al piccolo comune di Militello Val di Catania, per la prima volta nel suo decennio come primo carica dello Stato (dieci anni di mandato li compirà il 3 febbraio) rompe il protocollo e lo fa per rispondere ad una sollecitazione di un sindaco, un sindaco “amico” ma facendolo apre anche la porta alla interpretazione del Presidente della regione e alla battaglia del centrodestra siciliano, finora senza esito, per il ritorno alle province elette a suffragio universale.
All’indomani del 45esimo anniversario dell’uccisione del fratello, il Presidente Mattarella è in visita ufficiale al piccolo Borgo barocco di Militello Val di Catania. Meno di seimila anime, sindaco Giovanni Burtone, il piccolo centro è noto agli italiani per aver dato i natali al Pippo nazionale, l’ormai anziano presentatore Pippo Baudo, ma anche al Ministro ed ex presidente della Regione Nello Musumeci.
Quella di Mattarella è una visita fra il ricordo della resistenza e le inaugurazioni delle infrastrutture ma il protocollo si infrange quando Burtone approfitta della presenza dei media per lanciare il grido di dolore del suo paese che è anche quello di tutte le comunità più piccole delle aree interne “Le nostre comunità soffrono il ridimensionamento dei servizi che riguardano la sanità, la scuola, i trasporti. Bisogna fermare questo processo, occorre combattere la dispersione scolastica e il rischio di isolamento. Spesso vedono i propri figli partire per studiare, lavorare, affermarsi in luoghi lontani, ritornare nelle feste comandate e avere un cuore sanguinante perché le radici sono forti e fa male andare via”.
E Mattarella gli risponde anche se fuori protocollo e sposa l’allarme e rafforza l’esigenza: “Bisogna garantire i servizi essenziali, uguali diritti ai cittadini delle aree interne” e poi il richiamo all’unità del paese sotto il, tricolore.
Quello di Burtone che voleva essere un “attacco” all’azione del governo, all’autonomia differenziata, anche se tutto nella bolla dell’istituzionale, la risposta di Mattarella che non prescinde mai dal suo ruolo, a Palermo arrivano, invece, come un assist.
“Accolgo con grande attenzione l’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a non sottovalutare il problema delle aree interne, che rappresentano una parte fondamentale del nostro territorio e della nostra identità. Questi luoghi, spesso trascurati, necessitano di politiche dedicate che garantiscano sviluppo, servizi essenziali e il diritto a una vita dignitosa per i cittadini che vi risiedono” dice il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, a margine proprio della visita che il Capo dello Stato a Militello in Val di Catania.
Tornare alle vecchie province
“In questo contesto – prosegue Schifani – ritengo che il sistema delle ex Province, con l’elezione diretta, rappresentasse uno strumento fondamentale per assicurare maggiore attenzione istituzionale a questi territori. Agendo come enti intermedi tra i Comuni e la Regione, infatti, garantivano una risposta più rapida ed efficace ai bisogni della popolazione e una presenza più vicina alle specificità locali. Auspico che si possa ritornare presto a questo modello di governance, restituendo così centralità a questi enti e valorizzandone il ruolo per il rilancio delle aree interne e per la costruzione di un equilibrio territoriale più giusto e sostenibile”. Ed ecco che il 2025 può diventare anche l’anno del ritorno all’elezione diretta nelle Province