Omicidio Piersanti Mattarella: nuovi sviluppi nell’inchiesta, due indagati

L’inchiesta sull’assassinio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo, si arricchisce di nuovi elementi. Due soggetti legati a Cosa nostra sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati, (notizia non confermata dagli inquirenti) accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio del politico democristiano, fratello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La notizia è stata riportata dal quotidiano La Repubblica, a firma del giornalista Lirio Abate.

Secondo la ricostruzione, l’attentato fu pianificato dalla Commissione mafiosa, ma per decenni la verità è stata offuscata da depistaggi e teorie che hanno coinvolto esponenti dell’estrema destra come Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini, successivamente assolti. Le recenti indagini, coordinate dalla procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia che coordina le indagini insieme all’aggiunto Marzia Sabella, avrebbero portato alla luce nuovi dati che potrebbero chiarire finalmente chi ha premuto il grilletto in quella tragica mattina.

Secondo la ricostruzione, tra i nomi emersi figura quello di Antonino “Nino” Madonia, ritenuto un personaggio di primo piano nella gerarchia mafiosa e legato a settori deviati dello Stato. Nino Madonia, figlio del capomafia Francesco “Ciccio” Madonia, è stato descritto come una figura carismatica e temuta, capace di influenzare persino il sistema carcerario. La sua carriera criminale iniziò molto presto, partecipando attivamente alle operazioni del clan già a 18 anni.

Negli anni ’70, la famiglia Madonia si distinse per una serie di attentati durante le festività natalizie, parte di una strategia eversiva volta a destabilizzare il Paese. Tali azioni, orchestrate in collaborazione con apparati deviati dei servizi segreti, consolidarono la loro reputazione di “braccio armato” di alcune frange corrotte dello Stato. Francesco Madonia, noto come “Ciccio Bomba” per la frequenza degli attacchi esplosivi da lui diretti, incarnava questa pericolosa alleanza tra mafia e politica.

Questi legami permisero ai Madonia di essere coinvolti in eventi chiave della storia italiana, tra cui il fallito golpe Borghese e i depistaggi legati alla strage di via D’Amelio. L’assassinio di Mattarella, secondo quanto dichiarato da collaboratori di giustizia come Francesco Marino Mannoia e Tommaso Buscetta, fu il risultato di un intreccio di interessi politici e mafiosi.

Giovanni Falcone, nel 1990, aveva già definito questo delitto un “coacervo di convergenze di grandi dimensioni”, sottolineando il coinvolgimento di più attori in una trama oscura e complessa. Oggi, grazie alle nuove prove raccolte, si potrebbe finalmente fare luce su uno dei capitoli più enigmatici della storia d’Italia, portando giustizia a quasi 45 anni dall’omicidio.