Sanremo 2025: il trionfo del mercato che oscura la profondità dei testi
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Olly, con “Balorda nostalgia”, ha vinto il 75esimo Festival di Sanremo, superando Lucio Corsi, secondo classificato con “Volevo essere un duro” (che si è aggiudicato anche il premio della Critica Mia Martini), Brunori Sas, terzo con “L’albero delle noci”, Fedez, quarto con “Battito”, e Simone Cristicchi, quinto con “Quand sarai piccola”.
“Balorda nostalgia” è una canzone che parla dell’assenza di una persona amata, di un amore che sembra ormai finito ma che ancora brucia nei pensieri quotidiani: il protagonista rimpiange la semplicità delle piccole cose condivise – ridere, piangere, fare l’amore e addormentarsi insieme sul divano – cercando invano di colmare il vuoto con una televisione accesa a far compagnia. La nostalgia è “balorda” perché fa sentire lo strappo di ciò che non c’è più, lasciando nel cuore il desiderio di tornare a un tempo in cui bastava stare insieme per sentirsi vivi.
Il brano mescola malinconia e speranza, chiudendosi con un’affermazione di affetto sincero: “Però ti voglio bene ed è stata tutta vita”. La melodia intensa e l’interpretazione sentita di Olly hanno contribuito a creare un’atmosfera coinvolgente, capace di unire “diverse generazioni”, elemento che lo ha portato alla vetta. Durante la serata delle cover, Olly ha reso omaggio a Fabrizio De André esibendosi in “Il Pescatore”, accompagnato da Goran Bregovic e la sua Wedding & Funeral Band. Questa scelta ha ulteriormente sottolineato il legame dell’artista con le radici musicali genovesi e la sua volontà di confrontarsi con l’eredità dei grandi cantautori italiani.
Carlo Conti torna a condurre il Festival di Sanremo 2025 e lo fa con il suo collaudato mix di ironia ed eleganza. Nella serata finale, affiancato da Alessia Marcuzzi e Alessandro Cattelan, il presentatore fiorentino ha offerto uno spettacolo di grande impatto mediatico, confermando la sua abilità nel dosare tempi comici e momenti di intrattenimento. La kermesse ha offerto performance spettacolari e momenti di pura emozione, ma a pagare il prezzo più alto sono stati i brani più intensi dal punto di vista lirico, che risiede spesso nella loro capacità di trasmettere emozioni profonde, raccontare storie coinvolgenti e affrontare tematiche universali come l’amore, la perdita, il cambiamento e la ricerca di sé, la vita. Un testo ben costruito che può evocare immagini potenti, suscitare empatia e lasciare un segno nell’ascoltatore. Brunori Sas e Cristicchi (tornato a Sanremo con un brano introspettivo, per fare un altro esempio “La cura” di Franco Battiato), pur riscuotendo applausi e consensi per la qualità dei testi, non hanno conquistato il podio. La loro poesia è sembrata soccombere davanti alle scelte di un pubblico – e di una giuria – sempre più orientati verso brani facili da memorizzare e pronti per le playlist mainstream.
Dalla platea, qualcuno ha rimpianto le edizioni passate, dove la canzone d’autore riusciva a emergere e a far riflettere. Ma gli ascolti da record (70,8% di share) sembrano parlare chiaro: nonostante l’entusiasmo degli appassionati di musica d’autore, domina la logica del “successo a tutti i costi”.
Non c’è Sanremo senza la “guerra degli outfit”. Quest’anno, a catturare l’attenzione, sono state soprattutto Rose Villain, fasciata in un body con veli impalpabili, e Clara, che ha optato per un abito azzurro, sospeso tra fiaba e sensualità. Tony Effe ha scelto di dimenticare la camicia, sfoggiando solo un rosario di Tiffany al polso; Rkomi, al contrario, ha stupito indossando finalmente un completo elegante, mentre Lucio Corsi, con il suo stile rétro-folk, è stato adottato dal pubblico che lo ha accolto come un outsider dall’indubbio talento.
Con la vittoria di Olly, è esplosa la gioia sul palco dell’Ariston. Carlo Conti ha richiamato tutti gli artisti per l’ultimo saluto, mentre Mahmood e Bianca Balti consegnavano i premi. Tra abbracci e sorrisi, si è celebrato un Sanremo che ha confermato i suoi numeri da capogiro. E se i brani più profondi hanno dovuto cedere il passo a quelli più “commerciali”, il mercato discografico ringrazia, proiettandosi già alle classifiche in streaming e alle playlist di tendenza.
Quando vendere vale più che sorprendere Sanremo 2025 chiude i battenti con un monito: oggi conta più il riscontro immediato del pubblico che la solidità di un testo destinato a durare. Se Brunori Sas e Cristicchi hanno portato brani carichi di riflessioni e poetiche sfumature, l’industria musicale sembra aver preferito pezzi capaci di far cantare in fretta, senza troppi pensieri. Una scelta che premia il mercato, ma lascia nell’aria la sensazione di aver perso qualcosa di prezioso lungo la strada. Eppure, come si dice da sempre, “Sanremo è Sanremo”: un palcoscenico che appassiona, divide, fa discutere, e che, anche stavolta, ha lasciato il segno. Bellissimo lo stesso.