Siccità in Sicilia, si corre ai ripari per dare risposte ai territori

Cinquantatré interventi in piedi, la carta dei dissalatori come jolly e i pozzi che i Comuni devono trovare quanto prima. E’ il piano della protezione civile regionale.
Si cercando soluzioni rapide con cantieri già aperti per reperire 1300 litri al secondo e tempi invece più lunghi, mesi e anche un anno per fare diventare «dolce» l’acqua dei nostri mari. Sul tavolo sono stati messi 20 milioni e si stanno già spendendo.

“La scorsa settimana la Regione ha stanziato ulteriori 28 milioni di euro – dice Salvatore Cocina capo della protezione civile regionale- per interventi di cui beneficeranno anche Palermo e Caltanissetta. Già il 30 % di questa acqua è nelle reti. È ovvio che prima di fare questa operazione bisogna preparare il progetto, appaltarlo, fare i prelievi per accertarne la bontà e solo dopo si può immettere nelle tubature per l’erogazione”.

Ci sono aree dove la crisi si sta facendo sentire di più. L’agrigentino, il nisseno e l’ennese, mentre nel trapanese si vedono già i primi effetti degli interventi e i disagi stanno diminuendo. E le riduzioni a Palermo? “Diminuirà la pressione di acqua erogata e potrebbero esserci disagi per chi abita nei piani alti – spiega l’ingegnere – .Poi deciderà Amap se avviare in via sperimentale anche riduzioni orarie in 5, 6 quartieri della periferia. Ma la maggior parte della città non verrà toccata dalle riduzioni”.

Intanto, però, potrebbe arrivare altra risorsa idrica. “Sul capoluogo c’è un’attenzione maggiore, ma le misure del piano sono a scopo sopratutto precauzionale – aggiunge – . E a differenza delle altre città siciliane, Palermo dipende totalmente dagli invasi. E la previsione della carenza di pioggia la dobbiamo fare almeno fino a gennaio, Magari pioverà a ottobre e l’emergenza sarà finita a novembre. Ma come Protezione civile dobbiamo attenerci agli scenari peggiori per garantire la continuità del servizio idrico”.

La turnazione è invece arrivata già pesantemente nella provincia agrigentina, dove l’acqua sgorga dai rubinetti anche ogni 7 giorni. In alcuni comuni si può restare a secco per 10 giorni di fila. La città è però avvezza alla mancanza d’acqua e già da decenni si è attrezzata con capienti serbatoi che limitano il disagio. Agrigento, è la beffa, l’anno prossimo sarà capitale della cultura ed il sindaco ha già lanciato sos al governo. “L’acqua arriverà con gli interventi straordinari. A noi interessa che la situazione non peggiori – continua Cocina -. Non può essere la Protezione civile a recuperare trent’anni di perdite”.

Ai dissalatori, Porte Empedocle ne ha uno dismesso, si poteva però pensare prima. Ora la Regione ha previsto 90 milioni per costruirne e riparare gli impianti esistenti. Proprio ieri mattina si è svolta una conferenza di servizi con il dipartimento dell’Ambiente per valutare l’impatto su questi siti. “Le somme sono già disponibili – aggiunge Cocina – Il vero problema sono i tempi perché sono procedure complesse, da un anno a 18 mesi”.

Sta male l’agricoltura, che oggi sopravvive grazie alle autobotti. La Regione ha finanziato la riparazione di alcuni mezzi, con circa 140 interventi in aiuto dei Comuni. Dove ora sono i sindaci ad avere la parte da protagonisti. “Conoscono i bisogni dei singoli territori – conclude Cocina – e possono portare avanti le istanze di allevatori e agricoltori, cercare tutti i pozzi sfruttabili e spingere rapidamente sulle soluzioni”.