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Terme di Acireale, il rilancio passa dai privati: abbassati i canoni per attirare i grandi gruppi

Le Terme di Acireale tornano alla ribalta grazie all’avviso esplorativo regionale, che mette sul piatto un piano di partenariato pubblico-privato per rilanciare due tra i più importanti siti termali siciliani: quello acese e quello di Sciacca. Il termine ultimo per manifestare interesse scade il 30 maggio, data entro la quale saranno svelati i nomi degli imprenditori pronti a investire. L’obiettivo della Regione è superare l’impasse che aveva portato alla liquidazione delle società termali, acquisendo i beni e abbassando drasticamente i canoni di concessione dal 5% allo 0,5%. Un segnale forte per invogliare i privati, chiamati a immettere 41 milioni di euro ad Acireale (mentre a Sciacca ne serviranno 52) in aggiunta ai 90 milioni già stanziati dalla Regione grazie al Fondo di sviluppo e coesione. A conferma dell’appeal delle Terme di Acireale, nei prossimi giorni potrebbe esserci un sopralluogo del gruppo Pelligra, già noto per aver acquisito il Calcio Catania. Sono mosse preliminari, ma che indicano un interesse concreto per una struttura che, per decenni, è stata un gioiello del turismo termale isolano. Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha commentato: «La Regione ha rimosso gli ostacoli che avevano finora scoraggiato i privati. Il nostro intervento era indispensabile per risolvere criticità di natura burocratica e ridare fiducia al mercato».

Se da un lato l’avvio della procedura segna una svolta positiva, non mancano gli interrogativi. Il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, sottolinea l’esigenza di una concessione più lunga: «Trent’anni potrebbero non bastare a convincere i grandi investitori», avverte, chiedendo inoltre una proroga sui termini dell’avviso. Anche il deputato regionale Santo Primavera, in un’interrogazione all’Ars, ha espresso dubbi sull’esclusione dell’hotel Excelsior dal bando e sul possibile squilibrio tra i 40 milioni previsti per Acireale e i 52 per Sciacca, in rapporto alle diverse estensioni delle aree termali. Inoltre, parte del complesso acese ricade all’interno della Riserva della Timpa, vincolata da rigorose norme di tutela ambientale: servirebbe un piano particolareggiato del Comune, non ancora disponibile. Nonostante le difficoltà, il clima ad Acireale sembra improntato a un cauto ottimismo. Il governo regionale, infatti, conta sul fatto che siano proprio gli imprenditori a avanzare proposte e a suggerire modifiche in corso d’opera. Da Forza Italia arriva la voce di Nicola D’Agostino, fiducioso: «Schifani ha avuto il merito di rimettere in pista il progetto investendo risorse importanti. Se arrivano le proposte giuste, siamo pronti a valutarle con attenzione».

La scadenza dell’avviso esplorativo del 30 maggio, segnerà il primo vero passo per capire quali soggetti imprenditoriali vorranno scommettere sulle Terme di Acireale. In ballo non c’è solo la ristrutturazione di immobili storici: è in gioco la rinascita di un intero comparto turistico, potenzialmente in grado di generare occupazione e ricchezza per il territorio. Chi ci metterà la faccia — e, soprattutto, i capitali — dovrà tuttavia confrontarsi con vincoli paesaggistici, tutela ambientale, scadenze e un’attenta pianificazione urbanistica. Solo il tempo (e i progetti concreti) diranno se Acireale potrà tornare a essere un polo termale d’eccellenza in Sicilia.

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Redazione