Verso nuove riforme per combattere corruzione e criminalità organizzata

Maurizio de Lucia
Antimafia e fascismo, repressione e stato di diritto sono temi complessi che si intrecciano e si sovrappongono, come emerso durante l’incontro dedicato alla presentazione del volume “Storia e diritto. Il contrasto alla mafia siciliana dal secondo Ottocento a oggi”, scritto a più mani con la prefazione del professor Giovanni Fiandaca e il contributo di Cosimo Visconti.
Durante il dibattito, il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, ha posto l’accento su una questione cruciale per la giustizia italiana, affermando: «Cosa nostra la combattiamo, ma sui reati contro la pubblica amministrazione non abbiamo più strumenti adeguati». Secondo De Lucia, se da un lato la legislazione antimafia permette di aggredire i patrimoni e i redditi dei mafiosi, dall’altro risulta assai più difficile intervenire contro i cosiddetti “colletti bianchi”, responsabili di corruzione e di altri reati contro la pubblica amministrazione.
Un ulteriore tema sollevato riguarda le misure di prevenzione, che, pur essendo state rese sempre più rigorose e incisive nei confronti dei reati di stampo mafioso, non sembrano garantire lo stesso livello di efficacia nel contrastare i fenomeni corruttivi, spesso relegati a un piano secondario e supportati da normative meno incisive. De Lucia ha sottolineato che, in effetti, «è il piano patrimoniale il più temuto dai boss». È stata evidenziata la necessità di un approccio più deciso e di riforme che colmino il divario normativo, rafforzando gli strumenti investigativi e sanzionatori, e promuovendo una maggiore collaborazione tra istituzioni e società civile.
Altro elemento emerso dal confronto è il crescente carico di lavoro dei giudici per le indagini preliminari (gip), spesso chiamati a gestire procedimenti complessi in tempi molto ristretti, a cui si aggiunge l’esigenza di trattare con priorità i procedimenti rientranti nel cosiddetto “codice rosso”. In questo contesto, è stata sottolineata anche l’importanza delle intercettazioni, che, con una durata massima di 45 giorni, rischiano di rappresentare un limite alle indagini più delicate. Una loro gestione più flessibile e funzionale appare necessaria per garantire un contrasto efficace sia alla criminalità organizzata sia ai reati di corruzione.
L’incontro ha rappresentato un’importante occasione di confronto, spaziando dalle responsabilità storiche del fascismo, fino alle sfide attuali di una società chiamata a difendere la legalità su più fronti. Il libro “Storia e diritto. Il contrasto alla mafia siciliana dal secondo Ottocento a oggi”: un’opera collettiva che, attraverso uno studio multidisciplinare, mette in luce costanti e mutamenti nel contrasto alla mafia siciliana, analizzando il rapporto tra modelli processuali, imputazioni, prove e sentenze. Con il contributo di fonti archivistiche inedite, viene tracciato il percorso della lotta alla criminalità organizzata dalle origini a oggi, evidenziando le fasi di impunità e i passaggi normativi che hanno segnato il confronto tra diritto e mafia nel corso della storia italiana.