Arresti domiciliari per l’ex assessore Cirino: le condizioni di salute alla base della decisione

Dopo cinque mesi di detenzione, Pietro Cirino, ex assessore allo Sviluppo economico del Comune di Paternò e imprenditore agricolo, lascia il carcere. Cirino, arrestato ad aprile nell’ambito dell’operazione “Athena”, avrebbe ottenuto gli arresti domiciliari per motivi di salute, aggravati da una malattia pregressa, che rendono incompatibile la sua permanenza in carcere.

L’ex assessore, difeso dall’avvocato Vittorio Lo Presti, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di voto di scambio politico-mafioso. L’operazione “Athena”, condotta dai carabinieri di Paternò, ha coinvolto altri indagati con accuse che spaziano dall’associazione mafiosa, al traffico di sostanze stupefacenti, fino alla corruzione.

Cirino, insieme al sindaco di Paternò Nino Naso, l’ex assessore dimissionario Turi Comis, Vincenzo Morabito ritenuto a capo di una cosca, e Natale Benvegna ritenuto esponente di un clan, è coinvolto nelle indagini per voto di scambio politico-mafioso. Tuttavia, per questo specifico reato, il Gip del Tribunale di Catania, Sebastiano Di Giacomo Barbagallo, ha ritenuto che non ci fossero elementi sufficienti per imporre misure cautelari contro gli indagati. Questa decisione è stata contestata dai Pm che hannop coordinato le indagini, con un’udienza del riesame fissata per il 25 settembre e una decisione finale prevista entro fine ottobre.

Sia il sindaco Naso sia l’ex assessore Comis hanno sempre respinto le accuse. Al centro delle indagini, l’assunzione presso l’azienda Dusty, che gestisce la raccolta rifiuti a Paternò, di due persone legate al clan Morabito-Rapisarda. Secondo i magistrati, dietro queste assunzioni c’era un accordo tra Vincenzo Morabito, Cirino e il sindaco Naso, legato al sostegno elettorale alle comunali del 2022. Tuttavia, per il Gip, mancano prove sufficienti per dimostrare con certezza che le assunzioni fossero parte di un patto per ottenere voti dalla criminalità organizzata.