De Lucia, “i colletti bianchi, non sono meno responsabili dei killer di Cosa Nostra”
“Lavoriamo per indebolire ogni parte della struttura di Cosa Nostra, senza distinzioni tra la mafia militare e quella dei colletti bianchi, che non sono entità separate,” ha affermato il Procuratore della Repubblica di Palermo, Maurizio de Lucia, durante la presentazione del libro “L’armata del diavolo”. Scritto da Calogero Ferrara, Procuratore delegato europeo ed ex componente della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Palermo, e da Francesco Petruzzella, analista informatico della Procura, il libro esplora le dinamiche interne della mafia siciliana.
“L’Armata del Diavolo” è un’opera che si basa su un vasto corpus documentale, tra cui oltre venti dichiarazioni di collaboratori di giustizia e numerose sentenze, attraverso le quali Ferrara e Petruzzella ricostruiscono non solo una classificazione degli omicidi mafiosi, ma anche il modo in cui tali crimini vengono percepiti e vissuti all’interno dell’organizzazione mafiosa. Il libro offre ampi stralci di testimonianze e decisioni giudiziarie, spesso ricchi di dettagli impietosi e raccapriccianti, per aiutare i lettori a comprendere la mentalità che guida l’uso della violenza in Cosa Nostra.
Nel corso dell’incontro, De Lucia e gli autori hanno analizzato il fenomeno mafioso da diverse angolazioni, affrontando sia le dinamiche criminali sia gli aspetti sociologici del fenomeno. “Non è vero che non si vuole più parlare di mafia. È fondamentale farlo con cognizione di causa,” ha dichiarato de Lucia. “Serve la conoscenza, l’approfondimento e un approccio ragionato per comprendere un fenomeno complesso come la mafia.” Ha inoltre lodato il libro di Ferrara e Petruzzella, che, pur non essendo scrittori o giornalisti, offrono una prospettiva dall’interno della macchina della giustizia. Il titolo dell’opera richiama gli “squadroni della morte” che negli anni ’80 hanno seminato terrore a Palermo con centinaia di omicidi, raccontando una delle stagioni più violente di Cosa Nostra.
Il Procuratore ha anche fatto riferimento all’arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto dopo trent’anni di latitanza, grazie alla cooperazione tra forze dell’ordine e magistrati di Palermo. De Lucia ha ribadito le accuse contro quella “borghesia mafiosa” che ha favorito e protetto il boss. “I professionisti e gli imprenditori accusati di concorso esterno in associazione mafiosa,” ha sottolineato, “non sono meno responsabili dei killer di Cosa Nostra, autori degli omicidi descritti nel libro.”
Il libro, è destinato a un pubblico vasto – dalle scuole e università ai cittadini e alle associazioni impegnate nella promozione della legalità – il libro non ha l’intento di indulgere nel macabro o di sfruttare la morbosa attrazione per l’orrore. Al contrario, il suo scopo è quello di mantenere viva la memoria delle vittime della mafia e di non spegnere la fiamma dell’indignazione, alimentando la consapevolezza sugli anni dello stragismo mafioso.