Il mistero della morte di Larimar Annaloro: un caso che scuote Piazza Armerina
L’autopsia eseguita sul corpo di Larimar Annaloro, la quindicenne trovata impiccata nel giardino di casa a Piazza Armerina (Enna) la scorsa settimana, non chiarisce tutti i dubbi attorno alla vicenda. Secondo indiscrezioni, l’osso cervicale della ragazza non era spezzato, le mani erano libere, e la corda risultava legata attorno al collo, all’addome e ai piedi. Un particolare che complica ulteriormente la ricostruzione del caso, considerando che le scarpe di Larimar erano pulite, nonostante il terreno fangoso e la distanza tra l’albero e l’abitazione di decine di metri.
I genitori della ragazza hanno sempre sostenuto che non si sia trattato di suicidio, trovando conferma nei risultati preliminari dell’esame autoptico. La madre, che per prima ha trovato il corpo, ha dichiarato: “Era come in ginocchio, sembrava dormisse. Come può una ragazza legarsi da sola in quel modo?”. La Procura dei Minori di Caltanissetta ha aperto un fascicolo ipotizzando l’istigazione al suicidio, ma le circostanze restano ancora da chiarire.
Il contesto scolastico e le tensioni
Un elemento centrale delle indagini è il contesto scolastico in cui Larimar si trovava. Trasferitasi da un paese del Varesotto, la ragazza era stata coinvolta in un litigio con una compagna di scuola che l’aveva accusata di aver avuto un rapporto con il suo ex fidanzato. Durante il confronto, il ragazzo avrebbe confermato la circostanza, attribuendola però a un momento di ubriachezza. Questo episodio, avvenuto davanti ad altri studenti, avrebbe profondamente turbato Larimar, che poco dopo aveva chiesto di lasciare la scuola prima del termine delle lezioni.
Salita in macchina con i genitori, la ragazza aveva detto alla madre: “È successa una cosa brutta”. Tornati a casa, mentre i genitori si allontanavano per una commissione, Larimar è stata trovata impiccata al loro ritorno.
Revenge porn e indagini sui cellulari
Uno dei filoni principali dell’inchiesta riguarda il possibile coinvolgimento di immagini intime di Larimar, che potrebbero essere state diffuse tra le chat dei compagni. Nei giorni scorsi, i magistrati hanno sequestrato i telefoni di otto amici e conoscenti della ragazza, nel tentativo di raccogliere indizi su un possibile fenomeno di revenge porn o bullismo.
A complicare il quadro, il ragazzo al centro della lite scolastica sarebbe stato aggredito poco dopo la morte di Larimar, accusato di essere coinvolto nella circolazione delle immagini. I legali della famiglia, guidati dall’avvocata Milena Ruffini, hanno dichiarato: “Stiamo compiendo accertamenti su quanto acquisito. Solo dopo decideremo come procedere”.
Il dolore della famiglia e una comunità sconvolta
I genitori di Larimar non si danno pace. “Impossibile che mia figlia si sia uccisa. Era brava a scuola, socievole, piena di vita, con sani principi” ha detto il padre durante un’intervista. La sorella maggiore ha aggiunto: “Era diversa dalle altre ragazze, ed è stata al centro dell’attenzione. Qualcuno provava rancore nei suoi confronti”.
Nel frattempo, la comunità di Piazza Armerina resta profondamente colpita dall’accaduto, chiedendo giustizia per Larimar. Le indagini proseguono nel tentativo di far luce su una vicenda che appare sempre più complessa e piena di zone d’ombra.