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La beffa dell’Isola a secco: dighe senza manutenzione e l’acqua delle ultime piogge gettata in mare

Un paradosso tipico della Sicilia si è verificato dopo le recenti piogge torrenziali. Mentre migliaia di famiglie nell’entroterra ricevono acqua nelle proprie case solo una volta a settimana, la diga Comunelli, per ragioni di sicurezza, è stata costretta ad aprire i bocchettoni e far defluire l’acqua fino al mare. La causa? L’accumulo di detriti, che ha messo a rischio la tenuta dell’argine.

Questo problema non è nuovo. Già nel 2018, l’allora governatore Nello Musumeci denunciava la cronica mancanza di manutenzione nei bacini siciliani, sottolineando l’urgenza di liberare le dighe dai detriti, che riducono notevolmente la capacità di accumulo. Nonostante le promesse di interventi straordinari, la situazione si è ripetuta: tanta acqua, ma inutilizzabile per i siciliani. Uno dei video più condivisi sui social, ripreso proprio presso la diga Comunelli, mostra l’acqua riversarsi in mare, provocando l’indignazione dei cittadini e il commento di leader politici come Nuccio Di Paola del Movimento 5 Stelle.

Il quadro si aggrava ulteriormente se si considerano i numerosi corsi d’acqua siciliani, come il Dittaino e l’Alcantara, che defluiscono direttamente in mare senza essere intercettati da bacini artificiali. Nel frattempo, i progetti di messa in sicurezza sismica delle dighe restano bloccati, e la rimozione dei detriti dai fondali è ostacolata dagli elevati costi. Si stima che la rimozione di ogni tonnellata di fango costerebbe almeno 100 euro, portando il costo complessivo a centinaia di milioni.

Secondo alcuni esperti, sarebbe più economico costruire nuove dighe piuttosto che ripulire quelle attuali. Ma nel frattempo, i siciliani continuano a subire razionamenti idrici, vittime di una gestione inefficace e della persistente mancanza di manutenzione delle infrastrutture idriche dell’Isola.

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Redazione