Il successo elettorale di Fratelli d’Italia è strettamente legato alla figura di Giorgia Meloni, più che all’ideologia del partito stesso. Secondo il sondaggista Antonio Noto, se Fratelli d’Italia fosse sostenuto solo dagli elettori che si identificano con le posizioni della destra, il partito si attesterebbe intorno al 7-8%. Invece, attualmente oscilla tra il 29-30%, grazie a un consistente elettorato, circa il 20%, che voterebbe principalmente per fiducia personale nella premier. La narrazione della Premier come vittima di attacchi da parte di giudici e poteri forti rafforzerebbero il suo legame con il popolo, che la percepisce come una leader combattiva, guadagnandole simpatia e empatia.
Questo sentimento di solidarietà è potenziato dall’idea che Giorgia Meloni, pur di fronte a numerosi ostacoli, continui a lottare. Molti italiani vedono in lei una figura competente, che non riesce a realizzare completamente i propri obiettivi non per incapacità, ma per via di forze esterne che ne impediscono l’azione. Tale percezione è diffusa in vari ambiti, dall’economia al welfare, e contribuisce a rafforzare la sua leadership, mentre l’opposizione viene vista come inefficace.
La prossima grande sfida per Giorgia Meloni, riguarda la politica migratoria, dopo che il Tribunale di Roma ha smontato il “modello Albania”, una delle colonne delle sue politiche. In risposta, la premier ha annunciato l’intenzione di presentare un decreto legge per stabilire una lista di Paesi sicuri e ridurre la discrezionalità dei giudici nelle decisioni sull’immigrazione. La sua posizione è chiara: il compito di stabilire quali Paesi siano sicuri spetta al governo, non alla magistratura.
Questo piano, che sarà discusso nel prossimo Consiglio dei Ministri, punta a limitare le interpretazioni giudiziarie e a vincolare i magistrati alle decisioni dell’esecutivo. La mossa rischia di creare nuove tensioni istituzionali, con possibili frizioni con il Quirinale e persino un coinvolgimento della Corte Costituzionale. La Premier, però, è determinata a difendere la sua politica migratoria, soprattutto dopo il colpo subito con la sentenza sul “modello Albania”.
In parallelo, Giorgia Meloni sta lavorando per rafforzare la sua posizione anche a livello europeo, coinvolgendo diversi Paesi nelle politiche migratorie italiane. Il conflitto con la magistratura potrebbe diventare un elemento centrale del suo scontro politico, ricordando i tempi di Berlusconi, con accuse di interferenze politiche da parte di giudici “di sinistra”.
Oltre a questo, Meloni sta pianificando un pacchetto di misure che conferirà maggiori poteri alle commissioni del Viminale nella gestione delle richieste di asilo, riducendo la possibilità per i migranti di ricorrere ai Tribunali. Questo ulteriore intervento mira a limitare l’influenza delle sezioni immigrazione della magistratura, viste come politicamente orientate.
Alla fine, la leadership di Giorgia Meloni continua a essere un fattore decisivo per il consenso a Fratelli d’Italia. Con la sua determinazione a difendere le politiche migratorie e a riaffermare il controllo governativo su questioni chiave, la premier si prepara a un nuovo scontro istituzionale con la magistratura. La sfida è appena iniziata, e i suoi sviluppi potrebbero ridefinire i rapporti tra governo e poteri dello Stato.