La Rappresentanza femminile nelle Giunte Comunali: L’Ars e la soglia del 40%
La politica siciliana si trova ad affrontare una sfida: l’adeguamento alla normativa nazionale che prevede il 40% di rappresentanza di genere nelle giunte comunali. Attualmente, molti sindaci, soprattutto nei principali capoluoghi governati dal centrodestra, non sono in linea con questa legge. Se l’Assemblea Regionale Siciliana (Ars) adottasse la norma, cambierebbe radicalmente il panorama politico di oltre 267 comuni con più di tremila abitanti, inclusi i capoluoghi come Palermo e Catania.
Nei primi 50 Comuni dell’Isola, 52 donne avrebbero diritto di entrare nelle giunte, ma la situazione attuale glielo impedisce. Se la norma sull’alternanza di genere fosse recepita, avrebbe effetto immediato, non dopo le prossime elezioni, ma già dal giorno successivo alla pubblicazione della legge sugli enti locali attualmente in esame all’Ars. Questo causerebbe una vera e propria rivoluzione politica, minacciando di sconvolgere gli equilibri attuali delle giunte siciliane, molte delle quali dovrebbero riorganizzarsi per rispettare la parità di genere.
La battaglia sulla percentuale di rappresentanza ha sollevato polemiche all’interno dell’Ars. Nella Commissione Affari Istituzionali, il dibattito non ha nemmeno considerato la soglia del 40%, fermandosi invece tra il 20% e il 30%. Attualmente, la legge regionale prevede semplicemente la presenza di entrambi i generi nelle giunte, ma non stabilisce una soglia precisa. L’ipotesi più probabile è che la soglia venga fissata al 20%, mantenendo inalterati molti equilibri politici, anche se le forze politiche hanno già presentato proposte per innalzare la percentuale.
A oggi, nei primi 50 Comuni siciliani, vivono circa tre milioni di cittadini e nelle loro giunte siedono 89 donne su un totale di 302 assessori. Solo quattro capoluoghi sarebbero in regola se venisse fissata la soglia minima al 20%, mentre Palermo e Catania dovrebbero procedere a sostituzioni immediate. In particolare, a Catania, dove è sindaco Enrico Trantino di Fratelli d’Italia, vi è una sola donna in giunta, mentre la legge richiederebbe almeno tre.
Ignazio Abate, presidente della Commissione Affari Istituzionali, ha difeso la proposta attuale, affermando che si tratta comunque di un passo avanti rispetto alla legislazione vigente. Tuttavia, con la crescente pressione mediatica, diverse forze politiche si sono espresse favorevoli all’aumento della soglia, con proposte che variano dal 30% al 40%.
Il vero nodo politico, però, riguarda la volontà di spingere almeno 52 uomini delle giunte dei primi 50 Comuni a farsi da parte per far spazio a una rappresentanza femminile maggiore. Un compromesso possibile potrebbe essere quello di far entrare in vigore la norma a partire dalle prossime elezioni amministrative, evitando un immediato terremoto politico e dando tempo alla politica di prepararsi a una transizione più equa.