L’eredità viva di Papa Francesco nei ricordi di mons. Antonino Raspanti

Mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Conferenza episcopale siciliana, racconta a “Giornale di Sicilia” il suo profondo senso di mestizia e di stupore alla notizia della morte di Papa Francesco. Solo il giorno prima, infatti, il Pontefice era apparso in pubblico nonostante le sofferenze, mostrando una buona vitalità, e per questo aveva nutrito la speranza che potesse restare ancora a lungo. Al risveglio, però, la notizia del decesso gli è parsa un fulmine a ciel sereno. Trova conforto solo nella ricchezza del lascito papale, costituito da decisioni, documenti, gesti e parole di grande valore religioso, culturale, storico e umano.
Tra i diversi ricordi, Raspanti ne evidenzia in primo luogo uno indiretto: un sacerdote acese tornato da un’udienza in Vaticano gli riferì che, sapendo della sua provenienza, il Papa aveva commentato con simpatia l’aspetto snello del vescovo di Acireale. Aggiunge poi un ricordo personale, sottolineando che Bergoglio dimostrava sempre un vivo interesse per la Sicilia, conoscendone luci e ombre, e che il viaggio a Lampedusa è stato uno degli elementi chiave del suo pontificato, capace di rovesciare le prospettive e dare voce alle periferie.
Raspanti ritiene che il pontificato di Francesco sarà ricordato soprattutto per l’originalità della scelta del nome, espressione di valori quali la cura dei poveri, la semplicità di vita, il rispetto del creato e la fraternità universale. Le immagini del suo contatto diretto con le persone più fragili hanno infatti avuto un forte impatto sulle opinioni pubbliche di tutto il mondo.
Per quanto riguarda i contenuti innovativi, il vescovo sottolinea l’“ecologia integrale”, intesa come connessione tra dimensione sociale e tutela dell’ambiente, e la capacità di inserire la questione delle migrazioni nell’agenda globale con un approccio umanitario e di difesa dei diritti. Sul piano interno alla Chiesa, il tratto distintivo del suo pontificato è stata la sinodalità: un metodo partecipativo che riconosce a ogni battezzato il diritto di esprimersi sulle questioni ecclesiali e valorizza la presenza femminile.
Infine, Raspanti osserva che la riforma della Curia romana, pur avviata da Francesco, necessita ancora di tempo e di un impegno collettivo per tradursi in una struttura più decentrata, capace di coinvolgere appieno le Chiese dei diversi continenti, mettendo al centro la missione evangelizzatrice.