Martina Patti, una giovane madre di 25 anni, è stata condannata a 30 anni di reclusione per l’omicidio della figlia Elena, di quasi 5 anni. Il delitto è avvenuto nel giugno 2022 a Mascalucia, vicino Catania. Patti ha confessato di aver ucciso la bambina con un’arma da taglio e seppellito il corpo in un campo vicino casa, simulando poi un sequestro.
La sentenza della prima Corte d’assise di Catania ha accolto le richieste del procuratore aggiunto Fabio Scavone e della sostituta Assunta Musella, che avevano chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche per la confessione e la collaborazione dell’imputata, nonché per la sua giovane età. Tuttavia, Patti non ha mai spiegato il movente del delitto.nI nonni paterni e il padre della piccola Elena si sono costituiti parte civile nel processo, mentre la difesa di Patti aveva chiesto l’assoluzione per incapacità di intendere e di volere, o in subordine, il riconoscimento delle attenuanti generiche e l’esclusione dell’aggravante della premeditazione.
La donna, secondo l’accusa, avrebbe ucciso la piccola nel luogo del ritrovamento, un campo abbandonato vicino casa e poi avrebbe finto il sequestro della bambina all’uscita dall’asilo. Martina Patti ha confessato il delitto, ma non ha spiegato il movente. La sera prima di essere uccisa, la bambina ha dormito dai nonni. La mattina dopo la zia l’ha accompagnata all’asilo e la madre è andata a riprenderla ed è tornata a casa, a Mascalucia. Successivamente Martina Patti è uscita nuovamente con l’auto, per creare un diversivo, quindi è ritornata nell’abitazione. E’ in quel lasso di tempo che sarebbe stato commesso il delitto, in un terreno abbandonato dove la madre ha seppellito il corpicino, nascosto in cinque sacchi di plastica nera e semi sotterrato con una pala e un piccone.
La 25enne ha fatto scattare la messa in scena: ha avvisato per telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, il suo ex compagno Alessandro Del Pozzo, è tornata a casa e dopo, accompagnata dalla madre e dal padre, è andata dai Carabinieri a denunciare il falso rapimento.