Pandora: Sammartino, “il Tribunale di Catania mantiene una posizione ferma”

Luca Sammartino ha “piegato il suo ruolo elettivo e governativo per soddisfare gli interessi del proprio ‘entourage’ politico, con noncuranza, senza preoccuparsi del rispetto per le regole che governano la funzione pubblica e della necessità di assumere un ruolo imparziale e proteggere la comunità”. Il Tribunale di Catania mantiene una posizione ferma, avendo respinto ieri l’appello presentato dalla difesa del deputato regionale del partito della Lega, confermando la misura interdittiva emessa dal giudice per le indagini preliminari lo scorso aprile, nell’ambito dell’inchiesta Pandora, sospendendolo dagli uffici pubblici per la durata di un anno. Sebbene ci sia sempre la Corte Suprema. Intanto il 23 settembre è una data che segna un momento cruciale per l’inchiesta Pandora, con 27 imputati chiamati a presentarsi davanti al giudice per le indagini preliminari (GUP) Ottavio Grasso.

L’udienza del 23 settembre rappresenta quindi un passaggio fondamentale nel processo giudiziario, dove gli imputati avranno l’opportunità di rispondere alle accuse e di difendersi dalle stesse.

Sammartino è sotto inchiesta per due casi di corruzione: il primo è il famoso “patto delle farmacie”; e il secondo è aver assunto un carabiniere per ripulire l’ufficio in Via Gabriele D’Annunzio da possibili cimici. Il Tribunale conferma entrambi gli episodi. Inoltre, “ritiene che non esista alcuna violazione” in termini di intercettazioni” e che “i risultati delle intercettazioni e delle registrazioni video sono pienamente utilizzabili”. La difesa, infatti, ritiene che fosse necessaria l’autorizzazione del Senato poiché Sammartino condivide l’ufficio con la sua partner Valeria Sudano.

La scena del primo accordo corrotto è Tremestieri Etneo, che è anche il cuore territoriale dell’inchiesta condotta dai carabinieri con il coordinamento dei procuratori Rocco Liguori, Fabio Saponara, Santo Distefano, e dall’aggiunto Francesco Puleio e dal procuratore facente funzioni Agata Santonocito.

L’obiettivo, secondo l’accusa era quello di far passare il consigliere comunale Mario Ronsisvalle (anche lui sotto inchiesta) alla maggioranza che sosteneva l’ex sindaco Santi Rando (anche lui sotto inchiesta e attualmente in carcere), chiedendo come contropartita per la sua migrazione di non aumentare il numero di farmacie nel comune.

E’ importante ricordare che ogni imputato ha diritto alla presunzione di innocenza fino a prova contraria. Le implicazioni di questa inchiesta sono vastissime e potrebbero avere un impatto significativo anche sulla politica regionale.