Una Piazza San Pietro stracolma di circa 35 mila fedeli ha accolto papa Francesco nel giorno di Pasqua con un’ovazione. Il Pontefice è apparso poco dopo mezzogiorno sulla Loggia centrale, salutando brevemente i presenti – «cari fratelli e sorelle, buona Pasqua» – prima di lasciare che fosse il maestro delle cerimonie, monsignor Diego Ravelli, a leggere integralmente il messaggio preparato per l’occasione. Conclusa la benedizione Urbi et Orbi, Francesco è salito sulla papamobile e ha compiuto il suo primo giro tra la folla dopo il recente ricovero, stringendo mani e scambiando sorrisi nel consueto “bagno di folla”.
Nel testo pasquale il Pontefice afferma che «nessuna pace è possibile senza un vero disarmo» e mette in guardia i leader mondiali dal pericolo di «una corsa generale al riarmo»: «L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo», ammonisce, invitando i responsabili politici «a non cedere alla logica della paura che chiude». Il Papa denuncia inoltre «il disprezzo verso i più deboli, gli emarginati, i migranti» e richiama l’attenzione sulla piaga dei femminicidi: «quanta violenza vediamo spesso anche nelle famiglie, nei confronti delle donne e dei bambini».
Francesco passa quindi in rassegna i principali teatri di guerra: Gaza, «dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione»; il Libano e la Siria; lo Yemen, «che sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie prolungate»; l’Ucraina, per cui esorta a «proseguire tutti gli sforzi per una pace giusta e duratura»; il Caucaso meridionale, i Balcani occidentali e numerosi Paesi africani – Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Sud Sudan, Sahel, Corno d’Africa, Regione dei Grandi Laghi – insieme al Myanmar, dove la popolazione, già segnata da anni di conflitto armato, affronta le conseguenze del recente terremoto nella regione di Sagaing. Il Papa non dimentica «il crescente clima di antisemitismo» e formula un appello: «Cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira a un futuro di pace!».
L’omelia della Messa pasquale, celebrata su delega dal cardinale Angelo Comastri, è firmata da Francesco e invita a rinnovare il dono della speranza: non «parcheggiare il cuore» nelle illusioni di questo mondo o rinchiuderlo nella tristezza, ma correre incontro a Cristo risorto e riconoscerlo «nel volto dei fratelli» e nelle situazioni più anonime della vita quotidiana.
Prima di affacciarsi sulla Loggia, il Pontefice ha ricevuto a Casa Santa Marta il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, giunto a Roma per gli auguri pasquali. «È bello vederla in salute. Grazie per avermi ricevuto», ha detto il numero due della Casa Bianca. Francesco ha contraccambiato donando tre uova di cioccolato per i figli di Vance: un breve incontro che non azzera le distanze sul tema dei migranti ma potrebbe segnare l’avvio di un dialogo.
Il messaggio conclusivo del Papa richiama «la luce della Pasqua» che «ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni» e a «prenderci cura gli uni degli altri», perché – ricorda – «davanti alla crudeltà dei conflitti non possiamo dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità».