Rosanna Natoli sotto inchiesta: accusata di “rivelazione di segreti d’ufficio e abuso d’ufficio”
La consigliera laica del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), Rosanna Natoli, è al centro di un’indagine condotta dalla Procura di Roma. L’inchiesta è stata avviata in seguito alla diffusione di una registrazione che documenta un incontro tra Natoli e il magistrato Maria Fascetto Rivillo, precedentemente condannata dal Tribunale di Messina e attualmente sotto procedimento disciplinare.
La Procura di Roma ha formalmente invitato Natoli a presentarsi come indagata per i reati di “rivelazione di segreti d’ufficio e abuso d’ufficio”. Quest’ultimo reato, in particolare, attribuirebbe la competenza del caso alla giurisdizione della capitale. Al centro dell’indagine vi è un colloquio privato tra Natoli e Fascetto Rivillo, durante il quale, secondo le accuse, Natoli avrebbe divulgato informazioni confidenziali relative al procedimento disciplinare in corso.
In qualità di ex componente della sezione disciplinare del Csm e giudice relatore del caso Fascetto Rivillo, Natoli avrebbe rivelato dettagli che avrebbero dovuto rimanere riservati, in particolare quelli riguardanti le deliberazioni della Camera di consiglio. La Procura contesta inoltre che Natoli abbia agito con l’intento di procurare un vantaggio ingiusto a Fascetto Rivillo, rivelando l’orientamento dei membri della Commissione durante un colloquio avvenuto il 3 novembre 2023.
Il caso ha preso una svolta significativa quando, durante un’udienza nel luglio 2024, è stata presentata una registrazione del colloquio, tenutosi nello studio legale di Natoli a Paternò. La registrazione, conservata su una chiavetta USB, è stata consegnata alla Commissione disciplinare e successivamente ‘congelata’ dal Csm, che l’ha trasmessa alla Procura di Roma.
In risposta alle rivelazioni emerse, Natoli si è dimessa dalla commissione disciplinare, ma non ha lasciato l’incarico, nonostante le richieste dei partiti di opposizione. La notizia dell’indagine in corso da parte della Procura di Roma aggiunge un ulteriore capitolo a questa controversa vicenda.
In Italia, ci sono stati diversi casi di rivelazione di segreti d’ufficio e abuso d’ufficio nel corso degli anni. Questi reati sono disciplinati dall’articolo 326 del Codice Penale, che punisce i pubblici ufficiali o le persone incaricate di un pubblico servizio che rivelano notizie di ufficio che devono rimanere segrete. La rivelazione di segreti d’ufficio è considerata un reato di pericolo, il che significa che è punibile indipendentemente dal fatto che abbia causato un danno effettivo.
Un caso giurisprudenziale recente riguarda la rivelazione di informazioni coperte da segreto d’ufficio, dove la Corte di Cassazione ha stabilito che anche la rivelazione di informazioni al di fuori dei casi e dei modi previsti dalle norme sul diritto di accesso è punibile. Inoltre, ci sono stati casi in cui la Corte di Cassazione ha ritenuto sussistenti i reati di abuso d’ufficio e rivelazione di segreti d’ufficio, stabilendo che il primo reato non è assorbito dal secondo.
Questi precedenti mostrano che la giurisprudenza italiana ha affrontato situazioni simili a quella della consigliera Natoli, dove i pubblici ufficiali sono stati accusati di rivelare informazioni che avrebbero dovuto rimanere confidenziali, spesso con implicazioni legali significative per i soggetti coinvolti.