Schifani: “In Sicilia infiltrazioni mafiose nel settore dei rifiuti”
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Renato Schifani
Il settore della gestione dei rifiuti in Sicilia continua a essere fortemente influenzato dalla criminalità organizzata. A ribadirlo è stato il presidente della Regione Siciliana e commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, Renato Schifani, durante un’audizione in videoconferenza alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
“Il settore della raccolta, trasporto, gestione, recupero e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi in Sicilia, a partire da quello delle discariche, ha manifestato, e per taluni aspetti manifesta ancora, profili di rilevante infiltrazione alla criminalità organizzata”, ha dichiarato Schifani. Schifani ha evidenziato come le influenze della criminalità e i ritardi nella modernizzazione del sistema dei rifiuti siano tra le principali cause delle carenze strutturali e operative che la Regione si trova a fronteggiare.
“La Sicilia è purtroppo la seconda regione in Italia per numero di illeciti penali nel ciclo dei rifiuti”, ha sottolineato. A dimostrazione della pervasività del fenomeno, il presidente ha ricordato che due società operanti nel settore, sottoposte a misure di prevenzione antimafia e recentemente confiscate dal Tribunale di Catania, hanno avviato un contenzioso giudiziario contro la struttura commissariale per chiedere l’annullamento del piano rifiuti. “Pur nel rispetto della legalità dei ricorsi, questo evidenzia il forte inquinamento del settore da parte della criminalità mafiosa”, ha aggiunto. Nel corso dell’audizione, Schifani ha anche analizzato i risultati del precedente Piano regionale di gestione dei rifiuti, approvato nel 2021.
“Gli obiettivi fissati in linea con le direttive europee sulla riduzione dello smaltimento in discarica e sull’incremento della raccolta differenziata non sono stati pienamente raggiunti”, ha ammesso. La raccolta differenziata in Sicilia, infatti, si attesta al 55,78% nel 2024, ben al di sotto della soglia del 65% fissata dalle normative europee. Criticità si riscontrano in particolare nelle aree metropolitane di Palermo e Catania, dove le percentuali sono ancora molto basse. A pesare sul sistema, secondo Schifani, è anche la persistente dipendenza dalle discariche, che restano la principale destinazione dei rifiuti siciliani con un tasso di smaltimento pari al 70%.
Per colmare questo gap, la Regione ha aggiornato il Piano rifiuti a marzo 2024, introducendo misure per potenziare la rete impiantistica e promuovere il recupero di materia. Tra gli interventi previsti dal nuovo Piano rifiuti figurano l’ampliamento di due discariche strategiche, la settima vasca di Bellolampo a Palermo e la discarica di contrada Borranea a Trapani, il cui completamento è imminente. Questi progetti dovrebbero tamponare temporaneamente l’emergenza rifiuti nelle due province. Un altro passo cruciale sarà la creazione di sei impianti pubblici di selezione e recupero dei rifiuti nella Sicilia orientale, con una capacità complessiva di 500mila tonnellate l’anno.
“Questo ci permetterà di ridurre la dipendenza da impianti privati e di limitare il trasferimento dei rifiuti fuori regione”, ha spiegato Schifani. Nel medio-lungo periodo, la Regione prevede anche l’ampliamento delle discariche esistenti per garantire la gestione dei rifiuti pretrattati, in linea con l’obiettivo europeo di ridurre il conferimento in discarica al 10% entro il 2035. Un tassello fondamentale sarà l’attivazione di due termovalorizzatori, il cui funzionamento è pianificato per vent’anni, con impatti significativi sulla gestione del ciclo dei rifiuti. “L’obiettivo è realizzare un sistema più efficiente e sostenibile, che superi le criticità del passato e renda la Sicilia meno vulnerabile alle infiltrazioni della criminalità organizzata”, ha concluso Schifani.