Scontro sul voto diretto per le Province: Galvagno chiede garanzie da Roma
Tra l’approvazione della riforma delle ex Province e il ritorno al voto diretto negli enti di area vasta, emerge un ostacolo significativo: Gaetano Galvagno. Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, definito ironicamente “come Gandalf il Grigio” dai suoi colleghi di Fratelli d’Italia, ribadisce il suo “tu non puoi passare” riguardo al suffragio universale senza un quadro normativo certo da Roma. Galvagno ha chiarito in più occasioni, inclusa la recente conferenza stampa di fine anno, che la Sicilia non procederà con il ritorno al voto diretto per presidenti e consigli provinciali senza una deroga ufficiale alla legge Delrio da parte del governo nazionale.
Nonostante le speranze del centrodestra, la legge di stabilità nazionale non ha incluso alcun riferimento alla deroga per l’Isola. Ora, l’ultima possibilità sembra essere un emendamento al decreto Milleproroghe, per cui i parlamentari siciliani del centrodestra sono sotto pressione. Tuttavia, il veto di Fratelli d’Italia resta un ostacolo significativo. Il partito di Giorgia Meloni mira a un ritorno al suffragio diretto per le Province in tutta Italia, ma solo dal 2026, senza eccezioni regionali. Questa posizione, però, è poco condivisa dagli altri alleati. Autonomisti, DC di Totò Cuffaro, Forza Italia e Lega spingono per un’immediata deroga, sostenendo che il voto ponderato attuale conferisce troppo potere ai consiglieri comunali delle grandi città. Anche il precedente normativo della Corte Costituzionale, che non esclude completamente l’elezione diretta, è utilizzato come argomento dai favorevoli.
Domattina si terrà un vertice decisivo tra i segretari regionali dei partiti della coalizione di governo per tentare di trovare un accordo. Gli autonomisti di Raffaele Lombardo, in particolare, spingeranno per il ritorno al voto diretto già nel 2025, a oltre un decennio dall’abolizione degli enti intermedi. Fratelli d’Italia, però, sottolinea i rischi di una nuova pronuncia negativa della Corte Costituzionale, dopo i 18 rinvii e i richiami già ricevuti. Per il partito, qualsiasi azione affrettata potrebbe mettere nuovamente a rischio la stabilità normativa dell’Isola.
In questo clima di divisioni e incertezze, il ritorno al suffragio diretto per le Province in Sicilia appare ancora lontano, in attesa di un possibile intervento chiarificatore da parte del governo nazionale.