Scontro Trump-Zelensky, il futuro dell’Ucraina tra satelliti traballanti e diplomazia in frantumi
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«La Casa Bianca ne aveva viste tante, ma non era mai successo nulla del genere». A parlare è la propagandista russa Margarita Simonjan, direttrice dell’emittente RT (ex Russia Today), e le sue parole rispecchiano lo stupore diffuso per il violento scontro verbale avvenuto nello Studio Ovale tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky. Pur con le diverse sfumature tra i due schieramenti, la sorpresa è generale: mentre la Russia festeggia la svolta di Trump, superiore persino alle sue più ottimistiche aspettative, le cancellerie europee ribadiscono la loro piena solidarietà all’Ucraina.
Volodymyr Zelensky, ex attore e comico catapultato alla presidenza ucraina nel 2019, è un leader privo di esperienza formale in politica internazionale, ma costretto a imparare in fretta sul campo. Prima dell’invasione russa del 2022, il suo approccio alla diplomazia era stato spesso giudicato naif, oscillante tra tentativi di dialogo diretto con il Cremlino e richieste di avvicinamento all’Occidente. Dal 2022, però, si è trasformato in un simbolo globale della resistenza, costruendo relazioni con leader come Macron, Scholz e Biden, e presentandosi come volto di un’Europa sotto assedio. La sua abilità nel mobilitare sostegni internazionali, ottenere aiuti militari e tenere alta l’attenzione mediatica ha sorpreso molti, anche se critici sottolineano che la sua strategia dipende ancora troppo dalla volontà altrui, specie quella americana.
Partendo dalle connessioni tecnologiche che sostengono la difesa ucraina – dai satelliti Starlink di Elon Musk, padrone di Tesla e SpaceX, alle reti di comunicazione militare – potrebbero traballare. Proprio i sistemi satellitari privati, fondamentali per coordinare i droni e le operazioni sul campo, hanno finora compensato la superiorità russa nello spazio cibernetico. Ma la loro dipendenza da decisioni imprenditoriali, più che strategiche, espone Kiev a rischi improvvisi: già nel 2022 Musk limitò temporaneamente l’uso di Starlink in Crimea, temendo un’escalation. Se Trump dovesse esercitare pressioni sul tycoon, alleato del GOP, per ridurre il supporto, Zelensky si troverebbe con un’arma in meno nell’arsenale digitale.
Sul social Truth, Donald Trump ha espresso la sua opinione in questi termini: «Ho concluso che il presidente Zelensky non è preparato per la pace, specialmente se gli Stati Uniti sono coinvolti, poiché crede che il nostro intervento gli offra un vantaggio significativo nelle trattative. Ha mancato di rispetto agli Stati Uniti nel loro amato Studio Ovale. Potrà tornare quando sarà realmente pronto per la pace». La realtà dei fatti, alla fine, è che Trump ha allontanato il leader ucraino dalla Casa Bianca dopo un acceso confronto, mai visto prima, che ora minaccia non solo gli aiuti per la difesa dell’Ucraina contro l’invasione russa, ma anche il futuro politico di Zelensky e la stabilità dell’Europa. Zelensky è arrivato intorno alle 11 del mattino, sperando di discutere i dettagli di un accordo che avrebbe concesso agli Stati Uniti l’accesso alle risorse minerarie dell’Ucraina, in cambio del continuo sostegno di Washington. Il presidente ucraino, a quanto pare desiderava anche garanzie sulla sicurezza futura del suo Paese e di essere incluso nei negoziati di pace con il leader del Cremlino. Una richiesta che riflette la sua consapevolezza crescente dei giochi di potere globali: dal vertice della NATO a Vilnius al G7 di Hiroshima, ha imparato a navigare tra le ambiguità delle alleanze, ma l’incontro con Trump ha messo a nudo i limiti della sua influenza senza il sostegno americano.
La situazione è precipitata mentre i due si trovavano di fronte al caminetto dello Studio Ovale. Trump si è rifiutato di prendere posizione, affermando di stare «dalla parte di chi desidera la pace. Con l’ostilità che hai mostrato verso Putin, sarà molto difficile raggiungere un accordo». Quando Zelensky ha espresso dubbi sulla possibilità di un cessate il fuoco con Mosca, il vicepresidente Vance lo ha rimproverato, sostenendo che stava ostacolando la diplomazia necessaria per salvare l’Ucraina dalla distruzione.
La discussione è degenerata: «Tutti hanno problemi, anche voi», ha detto Zelensky. «Ma voi avete un oceano che vi protegge e non li sentite adesso. Li sentirete in futuro». Trump, infuriato, ha replicato: «Non puoi saperlo. Non dire a noi cosa proveremo. Stiamo cercando di risolvere un problema. Ci sentiremo forti e sicuri. Tu, invece, non sei in una posizione favorevole». Il presidente americano ha poi accusato Zelensky di rischiare la vita di milioni di persone e di giocare con la possibilità di una terza guerra mondiale, aggiungendo: «Quello che stai facendo è molto irrispettoso verso il nostro Paese, che ti ha sostenuto più di quanto molti credano».
Man mano che la tensione cresceva, Trump ha continuato a incalzare Zelensky: «Non stai vincendo. Hai buone possibilità di uscirne bene, grazie a noi. Dovresti esserci grato. Non hai le carte in regola. Sei in difficoltà. State morendo. Vi mancano i soldati». Ha poi concluso con una minaccia: «Se otteniamo un cessate il fuoco, lo accetti. O raggiungi un accordo, o noi ci tiriamo fuori». Ancora una volta, Trump ha mostrato di schierarsi con Putin, dichiarando di fidarsi della sua parola riguardo a un eventuale accordo, poiché entrambi hanno subito le presunte persecuzioni del Russiagate. I critici, intanto, continuano a interrogarsi sulle reali motivazioni di questa affinità con il leader del Cremlino.
Dopo lo scontro pubblico, la delegazione ucraina ha tentato di riprendere i negoziati. Ma Trump ha ordinato al segretario di Stato Rubio di comunicare a Zelensky di lasciare la Casa Bianca senza firmare alcun accordo. Prima di volare al vertice di Londra con i leader europei, Zelensky ha dichiarato: «Grazie, America, per il sostegno, grazie per questa visita. Grazie al presidente, al Congresso e al popolo americano. L’Ucraina ha bisogno di una pace giusta e duratura, e stiamo lavorando per questo».
In un’intervista con Fox News, Zelensky ha rifiutato di scusarsi: «Credo di dover essere onesto. Stiamo combattendo per la sopravvivenza e la libertà. Vogliamo la pace, ma con garanzie, altrimenti Putin tornerà». Tuttavia, partendo per Mar-a-Lago, Trump ha contraddetto queste affermazioni: «Io voglio un cessate il fuoco immediato, e anche Putin lo vuole. Zelensky, invece, vuole continuare a combattere. Dovrà farlo senza di noi, e non credo che andrà molto bene».
A Washington, anche chi ha sempre sostenuto Zelensky, come il senatore repubblicano Graham, dubita che il danno possa essere riparato: «O si dimette, mandando qualcuno con cui possiamo collaborare, o deve cambiare approccio». Intanto, Mosca esulta, considerando Putin il vincitore della giornata. L’ex comandante della NATO, Stavridis, ha sottolineato il pericolo: «Il problema non riguarda solo l’Ucraina, ma la sicurezza stessa degli Stati Uniti, perché ora la Russia si sentirà libera di agire come vuole».