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Trump e Harris agli ultimi comizi: due visioni opposte per un’America spaccata

In una fredda mattina nella North Carolina, Donald Trump appare sul palco della Dorton Arena per uno degli ultimi comizi della sua campagna elettorale, ma l’atmosfera sembra diversa dal solito. Gli spalti sono vuoti a metà, un’immagine lontana dalle solite folle che spesso hanno rappresentato la sua “forza politica”. La sua squadra giustifica la scarsa affluenza sostenendo che molti elettori abbiano già votato in anticipo, riducendo così l’interesse per gli eventi conclusivi. Eppure, questa scena offre uno spaccato della campagna di Trump: una retorica che, negli ultimi giorni, appare stanca, con battute ormai note e attacchi contro i suoi avversari che ricalcano vecchi schemi.

Nel suo discorso, Trump non rinuncia agli insulti rivolti a Joe Biden e Kamala Harris, con cui prosegue l’aggressività caratteristica della sua oratoria. Dopo aver attaccato Michelle Obama in modo quasi sarcastico, accenna al controverso video di “Access Hollywood” in cui, anni fa, aveva dichiarato affermazioni misogine, cercando di minimizzare il passato senza però riuscire a distanziarsene del tutto. La campagna si concentra sui temi caldi del suo elettorato, come l’immigrazione e l’economia. Proietta persino un video emozionale per incolpare Harris della sicurezza interna e promette misure estreme, come minacce di pesanti dazi al Messico, nel tentativo di fermare il flusso migratorio.

Le parole suonano però un po’ vuote, quasi un eco dei discorsi passati. Non sorprende che molti spettatori lascino la Dorton Arena prima della fine, lasciando Trump con una sala mezza vuota. Tuttavia, il suo team minimizza anche questo fatto, assicurando che i voti degli elettori rurali, in aumento, contrastano con il calo del voto urbano e femminile rispetto al 2020. Si mostrano fiduciosi nella rielezione di Trump, anche negli altri stati chiave come Georgia, Pennsylvania e Michigan, e concludono con l’avvertimento che, se i democratici tentassero di “barare”, i Proud Boys sarebbero pronti a intervenire, come riporta il Wall Street Journal.

Parallelamente, Kamala Harris è già in campo fin dal mattino in Pennsylvania, pronta a lanciare il suo appello per l’unità nazionale in una giornata maratona. “Trump ha passato anni a dividerci,” dice Harris, “ma io sarò la presidente di tutti.” Parole che ripete in ogni tappa, supportata da star e sostenitori. L’energia attorno alla sua campagna è palpabile, con il recente sondaggio di Pbs, Npr e Marist che la vede in vantaggio del 51% contro il 47% di Trump. Harris, consapevole dell’importanza della Pennsylvania, percorre lo stato in lungo e in largo, puntando a riaccendere il “muro blu” democratico, crollato nel 2016 sotto l’ascesa di Trump.

La giornata di Harris inizia ad Allentown, dove si rivolge alla comunità latina, affiancata da artisti come Fat Joe e Frankie Negrón, e ribadisce il suo impegno per un’economia inclusiva, contrapponendosi alle politiche di Trump, che secondo lei avvantaggiano solo una ristretta élite. Il viaggio prosegue a Pittsburgh, simbolo della rinascita industriale grazie alla tecnologia, dove con il marito Doug Emhoff e la popstar Katy Perry incontra sostenitori in un clima di festa, nonostante le misure di sicurezza rafforzate per la concomitanza con un evento di Trump.

La lunga giornata di Harris si conclude a Philadelphia, sotto il Museo di Arte, luogo iconico della Rivoluzione americana. È quasi mezzanotte quando la vicepresidente, accolta da un pubblico carico e sostenuta dalle performance di star come Ricky Martin e Lady Gaga, sale sul palco per l’arringa finale. Le sue parole sono un appello alla speranza: “Giriamo pagina. Scriviamo un nuovo capitolo della nostra storia.” Con questo messaggio, Kamala Harris chiude la sua campagna, pronta a diventare la prima donna presidente d’America.

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Published by
Alfio Musarra