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Catania che cambia con l’architettura contemporanea: presentati gli esiti del workshop sul quartiere Antico Corso

Nuovi paesaggi urbani, riqualificando il quartiere Antico Corso: Paesaggi Aperti a Catania ha esplorato con quali interventi si possono trasformare gli spazi pubblici ricchi di stratificazioni storiche, ma anche di edifici fatiscenti e aree in stato di abbandono. Gli esiti dei workshop del progetto di IN/Arch e IN/Arch Sicilia – finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca – sono stati presentati ieri (venerdì 19 luglio) in una delle più preziose location della città: la Chiesa di San Francesco Borgia in Via Crociferi, con accorata partecipazione di istituzioni, professionisti, associazioni.

Nel quartiere convivono beni storicamente connotati e spazi degradati che faticano a dialogare per motivi urbanistici, architettonici e anche sociali. La riqualificazione del quartiere può favorire la fruizione delle presenze archeologiche, la valorizzazione paesaggistica delle tracce della colata lavica del 1669, la cura per le aree collegate al Monastero dei Benedettini e a via Crociferi – patrimonio Unesco – e anche la realizzazione di un terzo polmone verde per il centro storico catanese, cioè il giardino dell’ex ospedale Vittorio Emanuele (che si aggiungerebbe agli spazi verdi di Villa Bellini e Villa Pacini).

«Nel sovrapporsi del layer barocco a quello greco o romano – ha spiegato Mariagrazia Leonardi, presidente IN/Arch Sicilia – c’è la Collina di Montevergine, ricadente nel perimetro del Parco Archeologico e Paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, che è emblematica dell’identità di Catania come “città doppia”. Lo Studio del Centro Storico (L.R. 13/2015) offre l’occasione per la rigenerazione urbana dei luoghi nell’ipotesi di ristrutturazione urbanistica delle grandi aree ospedaliere dismesse, che si aggiungono ad altri siti in abbandono. Con nuove strategie proponiamo di recuperare il senso della memoria dei luoghi affrontando anche le sfide del degrado urbano, tutelando la biodiversità, l’integrazione intergenerazionale, l’accessibilità e l’inclusione sociale».

L’attenzione dei progettisti coinvolti è stata riposta soprattutto sugli spazi pubblici esterni, quelli dimenticati che hanno una grande valenza per la vivibilità degli abitanti del luogo, per chi orbita nel quartiere per motivi professionali, per i turisti. L’obiettivo è restituire queste aree alla comunità per finalità ricreative, sociali, culturali. La rilettura degli spazi proposti focalizza l’attenzione sulle connessioni sia interne al quartiere sia esterne, anche in relazione ai siti più rappresentativi e più facilmente identificabili per le loro qualità architettoniche e per la loro valenza monumentale. «È stata immaginata un’infrastruttura leggera che serve da fil rouge – ha spiegato Giovanni Calabrese di Studio Ellenia+Tre Architettura in rappresentanza dei progettisti – un reticolo aereo che diventa identificatore dei percorsi del complesso tessuto urbano, sostenuto da semplici supporti verticali, che è contemporaneamente un sistema di illuminazione, di ombra (sia con elementi tessili che con specie vegetali), di irrigazione e nebulizzazione di acqua per le giornate eccessivamente calde. Gli abitanti sono chiamati a partecipare e direttamente a curare le zone di ombra e il verde, attraverso la stesa dei teli schermanti e la cura delle pergole vegetali di gelsomino o di glicine, sotto i quali ritrovarsi nei momenti di socializzazione. Analogamente per le zone con gli alberi di alto fusto innestati nel sistema generale».

Il progetto individua quattro zone di intervento, attualmente slegate fra loro: la prima comprende Largo dell’Odeon e Terme della Rotonda, la seconda include piazza Idria, piazza Annibale Riccò e via Antico Corso, la terza acclude Bastione degli Infetti, Torre del Vescovo e Via Plebiscito, la quarta invece l’area AMTS, il giardino dell’ex ospedale Vittorio Emanuele e piazza Vaccarini.

«È nostro obiettivo rendere il patrimonio culturale in gestione il più possibile fruibile e trasformare i nostri spazi in luoghi di inclusione e di partecipazione – ha evidenziato Giulia Falco, funzionario archeologo Parco archeologico e Paesaggistico Catania e Valle dell’Aci – queste finalità potranno essere raggiunte solo con il fattivo contributo di altre branche disciplinari, tra tutte l’architettura. In particolare il Parco punta a due obiettivi: trasformare Largo Odèon in un luogo partecipato, un vero e proprio punto di incontro: è la cerniera tra il complesso Teatro Antico/Odèon e le Terme della Rotonda da una parte, e le due realtà Unesco Monastero dei Benedettini e via Crociferi dall’altra. E poi riteniamo fondamentale riqualificare piazza Idria attraverso l’ampliamento dello scavo, dove oggi – su una piattaforma di asfalto – insistono mortificati da imbrattamenti resti dell’impianto termale scavato a più riprese nei decenni scorsi e poi ricoperto. In entrambi i casi il verde e la presenza d’acqua giocheranno un ruolo fondamentale».

I progetti proposti sono stati approfonditi da Giovanni Calabrese, Antonio Carcione, Eleonora Strazzeri (Ellenia+Tre Architettura), Giulia Labruna, Rossella Zappalà (ACA Amore Campione Architettura) e Luca Bullaro Architettura.

Durante la presentazione finale e alla discussione degli esiti del sono intervenuti: Paolo La Greca (vicesindaco Città di Catania), Biagio Bisignani (dirigente dell’Ufficio Urbanistica Comune di Catania), Irene Donatella Aprile (Sovrintendente Beni Culturali e Ambientali Catania), Gaetano Laudani (Ingegnere Capo Genio Civile Catania); Eleonora Bonanno (presidente Fondazione Ordine Architetti P.P.C. Provincia di Catania); Salvo Messina (vicepresidente ANCE Catania); Lara Riguccio (dirigente Ufficio Verde Comune di Catania), Graziella Trovato (professore Associato di Progettazione, ETSAM Università Politecnica Madrid), Francesco Mannino (presidente Officine Culturali); Giuseppe Lanza (Comitato Popolare Antico Corso), Maurizio Caudullo (Vice Presidente IN/Arch Sicilia), Lucia Pierro (Consigliere IN/Arch Sicilia), Ignazio Lutri (past president IN/Arch Sicilia).

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Redazione