“Io con sicura fede, l’aspetto!” Con queste parole intrise di speranza, la giovane geisha Cio-Cio-San – fulcro emotivo del capolavoro di Giacomo Puccini. Dal 10 al 19 aprile 2025, nell’ambito della Stagione Lirica del Teatro Massimo Bellini, “Madama Butterfly” ritorna in scena con ben otto rappresentazioni, tutte già sold out: un successo annunciato, che abbraccia sia l’amatissimo matinée per le scuole sia i sette turni in abbonamento. L’opera, tragedia giapponese in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, rivivrà sul palcoscenico etneo in un allestimento di notevole pregio artistico e tecnico. L’Orchestra, il Coro e i Tecnici del Teatro Massimo Bellini saranno diretti dal maestro Alessandro D’Agostini. La regia porta la firma di Lino Privitera, con scene e costumi di Alfredo Corno e videoproiezioni curate da Daniel Arena; la guida del Coro è affidata a Luigi Petrozziello.
La forza di un cast d’eccezione
Sul palco, il soprano Valeria Sepe interpreterà la sfortunata Cio-Cio-San, mentre Leonardo Caimi sarà Pinkerton, Laura Verrecchia vestirà i panni di Suzuki e Luca Galli quelli di Sharpless. Un secondo cast di prestigio vede invece protagonisti Myrtò Papatanasiu, Carlo Ventre, Anna Pennisi e Francesco Landolfi, con Paola Francesca Natale e Liliana Aiera nel ruolo di Kate Pinkerton, Saverio Pugliese e Mario Bolognesi per Goro, Gianfranco Montresor e Gaetano Triscari per zio Bonzo, Roberto Accurso (principe Yamadori/commissario imperiale) e Filippo Micale (ufficiale di registro).
Un allestimento che esalta l’essenza di Butterfly
Nel lavoro di regia di Lino Privitera, si percepisce la volontà di liberare “Madama Butterfly” da eccessi esotici superflui, puntando su un linguaggio teatrale che intreccia movimento, sobrietà e tensione drammatica. L’idea, già sperimentata con successo dal regista, è di trasformare l’azione in un sofisticato intreccio gestuale, strettamente connesso alla partitura pucciniana. La danza, dunque, diventa una silenziosa protagonista, un ponte tra la musica e la tragedia, come nel celebre “Coro a bocca chiusa” che, qui, assume un’intensità quasi palpabile.
L’albero di fior di loto (che può evocare anche ciliegi o simbolici arbusti beckettiani), il bambù onnipresente e gli elementi luminosi suggeriscono un Oriente rivisitato attraverso una chiave intimista. È lo stesso Privitera, infatti, a costruire uno spazio scenico che, lontano dai cliché, sottolinea la solitudine di Cio-Cio-San e la tensione tra due mondi inconciliabili.
Puccini e l’esotismo di inizio Novecento
Composta come terzo tassello di una trilogia ideale dopo “La bohème” e “Tosca”, “Madama Butterfly” resta uno degli esempi più alti dell’esotismo musicale primo-novecentesco. La vicenda della giovane geisha, sedotta e abbandonata dal tenente americano Pinkerton, si carica di significati universali: dall’urto tra culture opposte all’illusione di un legame destinato a infrangersi, fino al tema del sacrificio finale, cui Cio-Cio-San va incontro con tragica consapevolezza.
“Il sacrificio di Cio-Cio-San – ricorda il sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano – si trasforma in una muta agonia che supera le barriere culturali. Una storia universale, che richiama l’importanza del rispetto reciproco e della comprensione tra popoli diversi”.
Un palcoscenico di grandi memorie
Il Teatro Massimo Bellini vanta una lunga storia legata a “Madama Butterfly”: fin dal 1906, quando Gino Marinuzzi diresse una delle prime esecuzioni italiane, il capolavoro pucciniano ha illuminato la sala catanese, impreziosito dalle voci di interpreti leggendarie come Magda Olivero, Antonietta Stella e Raina Kabaivanska. Anche in questa nuova produzione, la tensione tra tradizione e modernità diventa materia viva, prendendo le forme di richiami visivi ispirati a Gustav Klimt, a testimonianza di come un’opera composta agli albori del Novecento possa ancora parlarci dell’isolamento interiore e dell’alienazione dell’individuo.
Dal singolo gesto al grande dramma
Se in passato “Madama Butterfly” è stata spesso definita “l’opera per donna sola”, nell’allestimento di Privitera diventa invece un racconto corale, dove ogni movimento, ogni sguardo e ogni interazione scenica contribuiscono alla sorte della protagonista. Dall’imponente orchestrazione ai costumi essenziali, dalle coreografie allo scorrere lento e drammatico delle luci, tutto converge nel ritratto di una donna pronta a scomparire nel buio pur di difendere l’amore che ha idealizzato.
Con otto date già sold out, tra matinée e recite in abbonamento, è evidente che la struggente attesa di Cio-Cio-San, lacerata tra l’illusione e la realtà, continuerà a catturare il pubblico con la sua fede incrollabile: “Io con sicura fede, l’aspetto!”. In questo grido di speranza, risuona intatto il messaggio di Puccini, unendo passato e presente in un’unica, potente emozione.