Fratelli d’Italia esulta per la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, con festeggiamenti orchestrati fin dai primi minuti dell’annuncio ufficiale. “Giorgia Meloni ha fatto goal!” esclama con entusiasmo Antonio Giordano, deputato FdI e segretario dei Conservatori. La stessa Meloni non si fa attendere e, dopo un tweet mattutino, si presenta da Bruno Vespa per ribadire: “È un risultato importante, l’Italia conta”. Un trionfo che la premier attribuisce alla sua intesa con Ursula von der Leyen, esortando l’opposizione, in particolare il PD, a “essere seria” nei voti in Eurocamera.
Tuttavia, sotto la superficie dei festeggiamenti, Meloni si trova a fronteggiare due sfide cruciali. Sul fronte interno, la concorrenza con la Lega resta viva. Il Carroccio, pur votando a favore di Fitto nelle commissioni di Strasburgo, potrebbe opporsi nella plenaria, in linea con la sua posizione critica verso von der Leyen. Roberto Vannacci, prima di essere rimosso dalla vicepresidenza del gruppo sovranista dei Patrioti per l’Europa, aveva già ribadito che la Lega non avrebbe cambiato opinione sulla presidente della Commissione.
Le deleghe assegnate a Fitto non sono esattamente quelle desiderate da Palazzo Chigi. La co-gestione del Pnrr con Valdis Dombrovskis, che mantiene anche la delega cruciale agli Affari Economici, rappresenta un potenziale punto di attrito, nonostante il titolo di vicepresidente “esecutivo” assegnato a Fitto. Il rischio è che la posizione di Fitto in Commissione diventi più un onere che un vantaggio per il governo italiano.
A complicare ulteriormente il quadro, sul versante dei Conservatori europei, Meloni deve affrontare la questione della successione alla presidenza del gruppo, che potrebbe avvenire già a metà ottobre durante un vertice in Croazia. Il premier polacco Mateusz Morawiecki sembra in pole position per prendere il posto della leader italiana. In più, per ottenere l’appoggio di socialisti e liberali su Fitto, FdI potrebbe dover votare anche i commissari proposti da altri gruppi, rendendo tesi i rapporti all’interno del gruppo Ecr.
Nel frattempo, i Patrioti per l’Europa, riuniti a Strasburgo per manifestare la loro solidarietà a Matteo Salvini sul caso Open Arms, si sono trovati a dover affrontare anche il caso Vannacci. Il generale, al centro di una controversia interna ai sovranisti per le sue dichiarazioni poco “politically correct”, è stato sospeso dalla vicepresidenza del gruppo. “Allo stato attuale, il signor Vannacci non è più vicepresidente del gruppo dei Patrioti per l’Europa”, ha spiegato Jean-Paul Garraud, capodelegazione del Rassemblement National, confermando che il nome di Vannacci è stato rimosso dal sito del Parlamento europeo.
Nonostante la “doccia fredda” sul generale, la conferenza stampa ha continuato a mostrare compattezza attorno a Salvini. Kinga Gal, eurodeputata ungherese di Fidesz, ha dichiarato che “i confini devono essere protetti e le ONG devono smettere di trasportare clandestini in Europa”. Anche i francesi, per bocca di Garraud, hanno espresso pieno sostegno a Salvini, difendendolo sia per le sue politiche che contro le decisioni della magistratura italiana, ritenute “politiche e non di competenza”.
Dagli spagnoli di Vox è arrivato un attacco ancora più deciso: “Se c’è una legge che permette l’arresto di chi difende i confini del proprio Paese, allora quella legge va cambiata”, ha dichiarato Jorge Buxadé Villalba. La sedia di Vannacci, rimasta vuota per quasi tutta la conferenza, ha segnato simbolicamente il suo isolamento. Solo negli ultimi minuti, il generale è apparso brevemente, per poi allontanarsi rapidamente, evitando le domande dei giornalisti.
Con la questione Fitto ancora da risolvere e i rapporti interni ai Conservatori in trasformazione, per Meloni lo scenario europeo resta incerto e pieno di sfide.