Nel novembre del 1993, al Piccolo Teatro di Catania, Franco Battiato incontrò per la prima volta Manlio Sgalambro, filosofo “irregolare” ed estremamente ironico. L’occasione fu la presentazione di Trigonometria di ragni di Angelo Scandurra, amico di entrambi. Sgalambro consegnò al cantautore una bozza di Contro la musica, in cui teorizzava una “metafisica” della musica stessa, e Battiato ne rimase talmente affascinato da recensirlo poco dopo su “la Repubblica”. Da quel giorno nacque un rapporto intenso e formale, in cui si sono sempre rivolti il “lei” per oltre vent’anni di collaborazione.

La figlia maggiore del filosofo, Elena, ricorda come la loro comunicazione passasse attraverso fax e telefonate quotidiane. L’intesa divenne presto amicizia, eppure mantenne un rigore quasi cerimoniale. Nacquero così opere fondamentali, come il libretto de Il cavaliere dell’intelletto e l’album L’ombrello e la macchina da cucire, dove testi provocatori si fusero con la musica di Battiato. Con L’imboscata (1996) e Gommalacca (1998) i due firmarono lavori destinati a lasciare un segno nella storia della canzone italiana.

Nonostante fossero molto diversi, il loro legame si basava su un confronto continuo: Battiato era un inesauribile ricercatore, Sgalambro adorava investigare l’umano. In occasione degli 80 anni che Battiato avrebbe compiuto, Catania lo celebra con l’incontro “Auguri Franco. Esegesi del genio”, mentre a maggio “la Repubblica” dedicherà al cantautore un libro con testimonianze di amici, cantautori e studiosi, arricchite dalla prefazione del critico musicale Gino Castaldo.