Gli “Sbirri” di Sciascia: Uno sguardo attraverso le pagine di Giuseppe Governal
Il capitano Bellodi, l’ispettore Rogas, il “Vice” e il brigadiere Lagandara sono alcuni dei personaggi che Leonardo Sciascia ha trasformato in simboli di riflessione sulla giustizia e l’integrità attraverso i suoi romanzi. Giuseppe Governale, generale dei carabinieri e già comandante del ROS e della DIA, analizza queste figure nel suo nuovo libro, “Gli sbirri di Sciascia”. È una lettura che esplora la complessità di personaggi lontani dall’eroismo convenzionale, ma capaci di incarnare una moralità unica, spesso solitaria e costosa.
Alla fine del suo saggio, Governale si pone una domanda intima: è stato lui stesso uno “sbirro nato”? “Penso di sì”, risponde, con un velo di tristezza e orgoglio. Il vero “sbirro” vive una condizione quasi patologica, un misto di riservatezza e diffidenza verso il prossimo che, a lungo andare, crea una barriera nei rapporti personali e conduce spesso alla solitudine.
Nei romanzi di Sciascia i “positivi” sono pochi, come l’insegnante Laurana di “A ciascuno il suo”. Ma vi è anche la figura negativa di Matteo Lo Vecchio, uno spietato persecutore che ha ispirato l’immaginario dei “Beati Paoli”. Governale ricorda la sua storia, ricca di contrasti, come quella di un aguzzino odiato dalla comunità e considerato infame anche dalla mafia. Un personaggio controverso, simbolo delle molte sfaccettature della giustizia.
Bellodi, al contrario, è l’immagine dell’investigatore prudente, che usa la sua autorità come un bisturi, con misura e cautela. O ancora l’insegnante di “A ciascuno il suo”, che si trasforma in investigatore per scoprire la verità, mosso non dal dovere professionale ma da un senso etico che lo rende “infame” agli occhi della comunità. Questi personaggi, nella loro “positiva ottusità”, rappresentano figure che non si piegano alla mentalità comune.
Governale trova nella produzione di Sciascia una riflessione profonda sulla fiducia e sull’affidabilità, soprattutto nei confronti di chi esercita giustizia e potere. In un’epoca in cui le notizie false e la diffidenza verso le istituzioni sono all’ordine del giorno, il messaggio di Sciascia risuona ancora più forte e attuale.
La lunga carriera di Governale gli ha insegnato che la realtà non può essere ridotta a un semplice bianco e nero. Troppi colleghi, infatti, seguono una logica superficiale, incapace di cogliere la complessità delle situazioni. Come il questore di “Una storia semplice”, che voleva archiviare rapidamente un caso come suicidio, senza approfondire. Per il brigadiere Lagandara, invece, la verità è sempre più intricata.
Ritrovandosi in una citazione dell’ispettore Rogas de “Il contesto”, Governale sottolinea l’importanza dei principi al di sopra delle opinioni. “Avere criteri e valori, senza preconcetti e pregiudizi”, afferma, è il cuore del mestiere dell’investigatore. Per Governale, come per i personaggi di Sciascia, il vero impegno è interpretare i fatti con una coscienza limpida, in un contesto sempre più complesso.