Italia in bilico: una società che fatica a guardare al futuro

Addio Naspi

Addio Naspi: se perdi il lavoro, sei fregato (cataniaoggi.it / pexels)

L’Italia descritta dal 58° Rapporto Censis si presenta come un Paese che fatica a evolvere sia economicamente che socialmente. Il Pil registra una crescita appena percettibile e l’aumento dei lavoratori non si traduce in un incremento della ricchezza generale. Sul piano individuale, le prospettive appaiono scoraggianti: oltre l’85% degli italiani ritiene che sia estremamente difficile migliorare la propria posizione sociale.

Anche il senso di appartenenza culturale sembra affievolirsi. Una parte significativa degli intervistati attribuisce erroneamente gli affreschi della Cappella Sistina a Giotto o Leonardo, mentre il 20% crede che Giuseppe Mazzini sia stato un politico della Prima Repubblica.

Sul piano economico, il declino del ceto medio è evidente. Negli ultimi vent’anni il reddito disponibile è diminuito del 7%, mentre la ricchezza netta delle famiglie si è ridotta del 5,5%. La percentuale di persone a rischio povertà, anche dopo i trasferimenti sociali, supera la media europea, attestandosi al 18,9%.

Il sistema di welfare mostra segni di arretramento. Negli ultimi dieci anni, più della metà degli italiani ha dovuto utilizzare i propri risparmi per coprire spese sanitarie. Questo ha portato a un incremento del 23% nella spesa sanitaria privata, che nel 2022 ha superato i 44 miliardi di euro. Inoltre, quasi l’80% dei cittadini teme di non poter fare affidamento sul servizio pubblico in caso di necessità, e il 75% dubita che avrà una pensione adeguata. Tra i giovani, questa preoccupazione raggiunge l’89%.

Nonostante le difficoltà, l’Italia appare incapace di reagire con decisione. Secondo il rapporto, il Paese è intrappolato in una “continuità nella mediocrità”. Questa staticità si riflette anche nella politica, con un astensionismo record che ha toccato il 51,7% alle ultime elezioni europee.

L’atteggiamento verso l’integrazione mostra una chiusura sempre più marcata. Sebbene negli ultimi dieci anni siano state concesse quasi un milione e mezzo di cittadinanze, il 57% degli italiani ritiene che l’identità nazionale sia determinata esclusivamente dalla discendenza diretta da italiani, mentre il 14% la associa addirittura a caratteristiche fisiche.

Il rapporto evidenzia anche la crisi del sistema industriale e le difficoltà dei giovani. Sebbene la percentuale di laureati tra i 25 e i 34 anni sia più che raddoppiata rispetto al 2019, molti non trovano opportunità lavorative adeguate. Dal 2013 al 2022, oltre 350 mila giovani italiani hanno lasciato il Paese, e quasi il 40% di loro era in possesso di una laurea.

L’economia, intanto, continua a cambiare volto. Mentre il turismo cresce rapidamente, l’industria subisce un progressivo arretramento. La produttività del settore terziario è in calo, mentre quella industriale registra un lieve incremento.

Il Rapporto Censis si chiude con un invito a guardare avanti. Secondo Giorgio De Rita, il Paese non può più permettersi di “galleggiare” senza direzione. È necessaria una visione condivisa e un impegno collettivo per affrontare le sfide future e ricostruire una prospettiva di crescita e coesione sociale.