overtà educativa e disabilità intellettivo-relazionale

Soffia “Buon vento” su Catania. Ha preso il via proprio in questi giorni il progetto che sperimenta la navigazione in barca a vela quale strumento riabilitativo. Un micromondo fatto di regole, di manovre, di equipaggi affiatati che tra le onde imparano disciplina e valori. Un ancoraggio per adolescenti fragili che fanno scuola di vita tra le onde, grazie a “comandanti” (i cosiddetti psicologi di bordo) che guidano percorsi di messa alla prova, in equilibrio tra “passati” tempestosi e “futuri” di nuova consapevolezza.

L’iniziativa – realizzata da I Tetragonauti APS (ente capofila), grazie al finanziamento concesso dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – nel capoluogo etneo è portata avanti dal partner Centro Koros APS, associazione che si occupa della promozione e tutela del benessere della persona, attraverso l’attività interdisciplinare di diverse figure professionali: psicologi, psicoterapeuti, operatori di vela solidale.

«Abbiamo già avviato le attività nelle scorse settimane, salpando dal porto di Catania con 4 gruppi di ragazze e ragazzi delle Cooperative sociali Controvento e Sottosopra (il movimento giovani per Save the Children) – spiega Francesca Andreozzi, psicologa esperta di vela solidale, presidente di Centro Koros e di Fondazione Fava – e proprio in questi giorni navigheremo con giovani inviati dall’Ussm e dai servizi sociali di Gravina di Catania. Ispirandoci al concetto di “spazio” (dal termine greco χῶρος) intendiamo offrire un luogo privilegiato in cui le persone possano sentirsi ascoltate, accolte e sostenute. Questo spazio è la barca a vela: da oltre 10 anni infatti promuoviamo la navigazione come mezzo formativo ed educativo, per la prevenzione e il recupero fisico e psichico».

Le attività progettuali di “Buon Vento” si rivolgono a minori in condizioni di disagio sociale, povertà educativa e disabilità intellettivo-relazionale: nei mesi estivi sono previste diverse uscite giornaliere per ogni equipaggio, con l’obiettivo di prendere confidenza con il mare, per poi iniziare a collaborare attivamente nelle manovre e nella conduzione dell’imbarcazione. Nella seconda fase del progetto (a partire dal 2025) verranno realizzate crociere di 3 o 4 giorni con equipaggi “misti” che sperimenteranno il viaggio, la navigazione, il mettersi in gioco in situazioni nuove come opportunità di crescita, maturazione e cambiamento. «Navigare è un modo per avere una nuova prospettiva rispetto all’ambiente che ci circonda (la terraferma sullo sfondo e il mare) e a noi stessi – continua Andreozzi – il focus è imparare a convivere seguendo le regole, provando a cambiare rotta verso nuovi orizzonti. Il mare è per antonomasia metafora di vita: riuscire a stare a galla con coraggio, mantenere la calma nelle situazioni più critiche, sciogliere i nodi delle cime per lasciarsi trasportare dal vento delle passioni, trovare nel silenzio e nella propria interiorità il porto sicuro. Ecco, questo è per noi il “Buon vento”.

La vita di bordo rappresenta un luogo privilegiato per la sperimentazione di ruoli, compiti e responsabilità; far parte di un equipaggio, condividendo con gli altri le emozioni del navigare, le situazioni di difficoltà e responsabilità, permette di entrare in una nuova dimensione, in cui collaborazione, affiatamento, fiducia reciproca, caratterizzano le relazioni. L’andar per mare permette di scoprire diversi orizzonti e possibilità, stimolando l’apprendimento di nuove conoscenze, permette di attivare le proprie competenze relazionali, rinforzare la propria autostima. «Le attività proposte – conclude Andreozzi – daranno l’opportunità a tutti i partecipanti di lavorare da una parte sulle risorse interne, dall’altra sulla socialità e l’integrazione, contribuendo ad un aumento dell’autonomia e della consapevolezza di sé e dell’altro».