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Processo Open Arms: Salvini al bivio, la Lega si prepara all’attacco

Il processo a Matteo Salvini sulla vicenda Open Arms si avvicina a un momento cruciale, e la Lega adotta una strategia di difesa e attacco. “Vogliono far fuori Salvini per via giudiziaria, come hanno tentato di fare con Berlusconi”, afferma un ex membro del partito. È evidente che l’esito del processo influenzerà il clima politico tra maggioranza e opposizione, con i partiti che non sostengono il governo pronti a chiedere le dimissioni del vicepremier in caso di condanna.

All’interno della Lega, tuttavia, c’è la convinzione che gli alleati rimarranno al fianco di Salvini, soprattutto su un tema come l’immigrazione, su cui c’è ampio consenso all’interno della coalizione. “Anche se ora bisognerebbe evitare di attaccare la magistratura…”, commenta un esponente di Fratelli d’Italia.

Molti deputati e senatori della Lega si sono espressi pubblicamente in favore del segretario, definendo “assurdo” il processo in corso, considerandolo una conseguenza del fatto di aver “fatto il proprio dovere”. Intanto, Salvini ha sostituito Giancarlo Giorgetti e Lorenzo Fontana con Claudio Durigon e Alberto Stefani, in vista del congresso federale previsto tra dicembre e gennaio, mentre quelli regionali dovrebbero concludersi a novembre.

Per alcuni dirigenti leghisti, una condanna potrebbe essere vista come una “medaglia politica”, ma resta il timore che un esito negativo rappresenti un’offensiva contro l’intero partito. Da qui la decisione di adottare una strategia di attacco sin dal primo grado del processo.

Solidarietà interna e preparativi

Due giorni fa, durante una riunione del gruppo della Lega, l’arrivo di Matteo Salvini è stato accolto con un lungo applauso, un segnale di vicinanza al leader in un momento delicato. Il vicepremier, imputato per aver impedito nel 2019 lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti soccorsi in mare dalla nave Open Arms, si è dichiarato sereno, ma ha chiesto di mantenere alta l’attenzione, consapevole delle possibili conseguenze della richiesta di condanna.

Salvini ha mobilitato i suoi sostenitori, invitando parlamentari e militanti a essere presenti a Palermo il 18 settembre, giorno in cui l’avvocato Giulia Bongiorno parlerà in aula. Durante il Consiglio federale di ieri, Salvini ha ribadito che l’attacco è contro tutta la comunità della Lega, non solo contro di lui, e ha ricordato che “si tratta di un processo voluto dalla sinistra”.

Tattica e rischi

Nel corso della riunione, diversi membri del partito hanno suggerito di non alzare ulteriormente i toni per evitare di esacerbare le tensioni con la magistratura. “Ma – ha ribadito un esponente vicino al segretario – è un attacco politico, non contro i giudici”.

La Lega si prepara a una battaglia mediatica e politica, pronta a difendere il suo leader in un processo che molti vedono come una sfida non solo per Salvini, ma per l’intero partito.

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Redazione