venerdì 28 Giugno 2024
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Catania

Aggressioni in discoteca, sei arresti in una baby-gang

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Gli agenti della polizia di stato hanno arrestato sei giovanissimi catanesi, ritenuti membri di una baby-gang, dedita a violente aggressioni all’interno di discoteche. Gli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dalla procura di Catania, hanno ricostruito la dinamica dei pestaggi,”effettuati ai danni di vittime prese di mira per futili motivi o senza un’apparente ragione, in occasione di serate della movida catanese”. L’indagine è stata denominata “Disco-gang”. Ai sei giovani sono stati notificati i daspo emessi dal questore di Catania.

Il “Branco”, secondo la ricostruzione, avrebbe agito utilizzando la medesima tecnica e cioè quella di ingenerare una discussione con la vittima per poi aggredirla con estrema violenza. È ciò che è accaduto in due distinte occasioni verificatesi negli scorsi mesi di febbraio e marzo all’interno di due noti locali della “movida” catanese.

Gli autori sono stati individuati a seguito delle indagini condotte la Squadra Mobile della Questura e tratti in arresto in esecuzione di provvedimenti applicativi di misure cautelari emessi dal G.I.P. del Tribunale di Catania su richiesta della Procura Distrettuale della repubblica di Catania.

Contestualmente all’esecuzione del predetto provvedimento cautelare, agli indagati sono stati notificati altrettanti Divieti di Accesso a locali pubblici, emessi dal Questore di Catania all’esito di attività istruttoria svolta dalla Divisione Polizia Anticrimine.

In particolare, nei mesi scorsi, all’interno di due note discoteche di questo centro, un gruppo di giovani, tra cui un minore, si è reso responsabile di violente aggressioni ai danni di altri ragazzi che, colpiti con calci, schiaffi, pugni e anche mediante l’utilizzo improprio di un casco, sono stati costretti a ricorrere a cure mediche riportando lesioni giudicate guaribili con prognosi variabili dai 5 ai 30 giorni.

L’analisi dei comportamenti tenuti dai giovani in occasione della commissione dei reati contestati nonché la valutazione di pregressi fatti dagli stessi posti in essere (alcuni di loro annoverano precedenti penali e di polizia) hanno confermato la sussistenza di una pericolosità sociale tale da giustificare l’emissione da parte del Questore delle misure, con cui si vieta di accedere e stazionare nelle immediate vicinanze e negli spazi antistanti le discoteche ed i locali di pubblico intrattenimento. E ciò al fine di garantire la sicurezza pubblica ed evitare il ripetersi di ulteriori episodi che potrebbero mettere a rischio l’incolumità degli avventori dei locali della cd. “movida” catanese.

Il provvedimento preventivo in parola, noto anche come D.A.Spo. Willy, (poiché formulato dal legislatore a seguito della morte violenta di un giovane avvenuta a Colleferro nel settembre del 2020) è una misura di prevenzione interdittiva emessa ai sensi dell’Art. 13 bis D.L. 14/2017 (decreto sicurezza), definita “atipica” in quanto non rientra nel dettato normativo del Decreto Legislativo 159/2011 sulle misure di prevenzione. Viene emessa nei casi in cui il soggetto (anche minorenne) si renda responsabile di gravi delitti contro la persona, il patrimonio e per i reati di violenza/minaccia a Pubblico ufficialeresistenza a Pubblico ufficiale o porto di armi od oggetti atti ad offendere, che vengano compiuti presso un locale o nelle immediate adiacenze. Con il D.A.C.ur, il destinatario della misura di prevenzione, non può né accedere, né stazionare all’esterno o in prossimità di tutti gli esercizi pubblici e di tutti i locali di pubblico trattenimento del Comune individuato, per il periodo disposto dal provvedimento del Questore.

Trattandosi di persone destinatarie di misura cautelare, il divieto in questione che, in questo caso, ha la durata di anni tre, a seguito delle recenti novelle legislative introdotte con il cd decreto “Caivano”, è stato esteso a tutte le discoteche e locali di pubblico intrattenimento dell’intera provincia di Catania.

La violazione della misura costituisce reato previsto dall’Art. 13 bis co. 6 D.L. 14/2017 che prevede la reclusione da 1 a 3 anni e la multa da 10.000 a 24.000 euro.

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