Ance Catania riapre dibattito sulla Tangenziale
Una nuova visione comune, che rispetti l’ambiente circostante e che offra nuove soluzioni di mobilità sostenibile per il territorio catanese: le istituzioni politiche rispondono positivamente alle osservazioni di Ance Catania in merito alle criticità della Tangenziale etnea, assumendo e confermando l’impegno a lavorare in sinergia per individuare le migliori soluzioni per la collettività.
Un obiettivo per cui il Governo già ha messo in campo diverse strategie, quali «gli investimenti di oltre un miliardo di euro per la cura della metropolitana di Catania e l’avvio di tavoli tecnici per discutere dell’Etnarail: tutte operazioni rivolte a decongestionare il traffico», ha spiegato il sottosegretario del ministero dei Trasporti Giancarlo Cancelleri, durante l’incontro tenutosi questa mattina – 21 maggio – presso la sede di Ance Catania. «Ritengo che lo stesso debba essere fatto in merito alle criticità emerse e le soluzioni proposte durante la giornata di oggi – ha proseguito – è evidente che la tangenziale di Catania non “regga” l’enorme flusso di veicoli giornalieri, provenienti da ogni parte della provincia e della regione. E, certamente, la realizzazione di una terza corsia avrebbe dei costi collaterali elevati e rischierebbe di far crollare in 5-10 anni un territorio molto vivo». Quale soluzione, allora? «Seguire altri modelli europei, a patto di adottare criteri che rispondano agli obiettivi dell’Agenda 2030, implementando la mobilità sostenibile e rispettando l’ambiente. Credo ci siano basi concrete per avviare un dibattito costruttivo – ha aggiunto – nelle prossime settimane cominceremo a ragionare con Anas».
Dagli aspetti ambientali a quelli sociali, passando per quelli economici: le relazioni dei professori Francesco Russo (ordinario di Trasporti, Università di Reggio Calabria), Rosario Faraci (ordinario di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università di Catania) e Paolo La Greca (ordinario di Pianificazione Territoriale UniCT) hanno puntato i riflettori sulle perdite per il territorio, per i cittadini e per le imprese. Dall’analisi dei problemi alle riflessioni, fino alla presentazione di proposte mirate a realizzare un sistema strutturato – anche a livello regionale – che «il Governo siciliano terrà in profonda considerazione – ha commentato l’assessore alle Infrastrutture e Trasporti della Regione Siciliana Marco Falcone – si è aperto un dibattito che porteremo avanti con tutti gli attori istituzionali, i privati, l’Anas, l’Università e gli stakeholders, al fine di giungere a una soluzione condivisa ed efficace per il nostro territorio, che merita molto di più. La terza corsia non è più ipotesi sostenibile e neppure lungimirante. Più ragionevole sembrano tracciati alternativi che assorbano il traffico dei paesi. Le risorse ci sono, ma devono essere investite per interventi duraturi, che non richiedano revisione a distanza di pochi anni dalla loro realizzazione. Oggi, la Sicilia è una delle più importanti stazioni appaltanti d’Italia, con oltre 2 miliardi e 800 milioni di euro di lavori pubblici aggiudicati nel 2021».
Concetti ribaditi anche dagli invitati a intervenire da Ance Catania: Anthony Barbagallo (segretario regionale PD), Roberto Bonaccorsi (sindaco facente funzione del Comune di Catania), Vittorio Bertone (in rappresentanza di Claudio Fava, presidente Commissione Regionale Antimafia) e Giuseppe Galizia (ingegnere capo Città Metropolitana di Catania).
Tra le ipotesi – risalenti al 2011 – quelle di un’arteria che colleghi il casello di Giarre a Motta Sant’Anastasia o, ancora, un nuovo tratto di strada che conduca dal casello di Acireale a Motta Sant’Anastasia: «Sono due opzioni che porterebbero evidenti vantaggi e per le quali daremo il nostro contributo tecnico, su input della politica – ha commentato Giovanni Iozza, dirigente tecnico Anas e RUP terza Corsia Tangenziale di Catania – non dobbiamo perseguire una sola strada, ma valutare tutte le alternative, evitando di realizzare un’opera che già oggi sarebbe inadeguata e che sarebbe ancora più obsoleta tra 10 anni».
«Abbiamo acceso i riflettori su un problema decennale, con lo scopo di dare risposta a imprese e cittadini – ha commentato il presidente di Ance Catania Rosario Fresta – sulla Tangenziale convergono le autostrade dell’Isola e le strade provinciali e statali: le ultime rilevazioni risalgono al 2011, in cui è stato registrato il passaggio di oltre 300mila veicoli giornalieri e una perdita stimata di circa 900mila euro al giorno, pari a 250milioni all’anno». A fargli eco il past president dell’Associazione Andrea Vecchio, che ha puntualizzato la «necessità di una nuova arteria per decongestionare il traffico».
A termine dei lavori – moderati dal giornalista del quotidiano La Sicilia Mario Barresi – sono intervenuti alcuni dei presenti: Giuseppe Castiglione (ex presidente della provincia di Catania), Sebastian Carlo Greco (presidente Ordine APPC di Catania), Salvatore Leocata (dirigente Area Tecnica RFI), Maurizio Attanasio (segretario generale CISL Catania) e Biagio Bisignani (direttore Direzione Urbanistica di Catania).