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Ardita racconta il “mondo sconosciuto” in un libro

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Ardita come consulente della Commissione parlamentare antimafia ha redatto il documento relativo all’indagine sulla mafia a Catania. E stato direttore generale dell’Ufficio detenuti, responsabile dell’attuazione del regime 41bis e poi procuratore aggiunto presso il Tribunale di Messina e quello di Catania. “Ricordare le stragi, il dominio di Cosa nostra dentro e fuori dal carcere, e’ un modo per tornare alla attualita.

“Lo Stato – spiega Ardita – dovrebbe essere presente in ogni fase della vita detentiva e invece sembra avere fatto un passo indietro. L’apertura indiscriminata delle celle, anche per coloro che sono mafiosi e pericolosi ha consegnato a questi ultimi il governo delle nostre prigioni, sostituendo al potere dello stato quello delle gerarchie criminali. Adesso tutti stanno peggio – annota l’autore -, gli agenti ma soprattutto la stragrande parte dei detenuti la cui vita viene consegnata nelle mani di altri reclusi”.

“E cosi’ e’ iniziata la campagna contro l’ergastolo ostativo, il 41bis; cosi’ e” iniziato il braccio di ferro con lo Stato; sono stati sconfitti gli strumenti di pacificazione della legge Gozzini e si e’ tornati alle rivolte che ci hanno fatto ripiombare nel caos degli anni 70. Eppure tutto era nato per dare piu’ liberta’ ai detenuti. Come se le liberta’ fossero delle caramelle lasciate su un tavolo in attesa che essi si servissero, ma senza spiegare come, quanto e con quale criterio. E’ cosi’ che e’ partita anche nelle carceri la battaglia di delegittimazione dello Stato che serve ai potenti del mondo criminale; cosi’ – come se si trattasse di una questione di civilta’ – si cerca di far tornare liberi i mafiosi stragisti; cosi’ ci si presta a realizzare il papello di Riina, il programma dei Corleonesi”.

Poi l’inevitabile riferimento a cio’ che accadde con le rivolte incendiarie del marzo 2020, con decine di morti ed evasi e con le scarcerazioni di boss in circuiti di alta sicurezza. “Dopo le rivolte post Covid – spiega Ardita – non c’e’ stato nessun intervento tempestivo per ripristinare l’ordine negli istituti. Il personale abbandonato ha operato interventi tardivi ed illegali nei confronti di detenuti, come quelli di Santa Maria Capua Vetere, per i quali giustamente saranno puniti i responsabili. Ma le rivolte sono rimaste impunite nella massima parte, non accertate e senza conseguenze sui benefici”.

“Lo Stato – denuncia duramente il consigliere Ardita – si e’ piegato al vertice e ha processato la sua stessa base abbandonata. Forse pero’ non tutti comprendono che giocare a far venire meno il monopolio della forza dello Stato, rischia di portare a sospensioni dei diritti e della democrazia. L’incapacita’ di garantire la sicurezza bilanciandola con trattamenti civili, ed il ribaltamento dell’equilibrio costituzionale, puo’ portare ad autoritarismi come ieri portava alla tirannide. Far travolgere i diritti degli innocenti, per non avere saputo dosare i benefici ai criminali, spinge i cittadini a fidarsi di chi vuole sicurezza senza diritti. Quando questo dovesse accadere – conclude Ardita -, poi non dite che non l’avevamo detto”.

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