La lunga e complessa vicenda giudiziaria sul Cara di Mineo si avvia verso una conclusione. Almeno per ora. Dopo oltre dieci anni d’indagini, dibattimenti e udienze rarefatte, il procedimento penale che vedeva coinvolto l’ex sottosegretario e attuale deputato di Forza Italia Giuseppe Castiglione si è chiuso con una sentenza di prescrizione. A darne conto è stato il quotidiano La Sicilia, in un approfondito articolo firmato da Laura Di Stefano.
L’inchiesta, partita dalle dichiarazioni di Luca Odevaine – ex capo della commissione di gara, poi rivelatosi figura centrale nello scandalo del sistema Mineo – e trasmessa dalla procura di Roma a quella di Catania, si concentrava sulla gara d’appalto da circa 100 milioni di euro per la gestione dei servizi del centro tra il 2011 e il 2014. Secondo l’impianto accusatorio, l’appalto sarebbe stato costruito su misura per un’associazione temporanea d’imprese “costituita ad hoc”, e il Cara trasformato in un bacino di voti utile a influenzare alcune competizioni elettorali.
Le accuse a carico di Castiglione – corruzione elettorale e turbativa d’asta – non sono mai approdate a una sentenza nel merito. Dopo la richiesta del giudizio immediato nel 2017 da parte dello stesso parlamentare, la sua posizione fu stralciata dal filone principale. Ma alla fine i due binari si sono riuniti e la Terza Sezione Penale del Tribunale di Catania (presidente Consuelo Corrao, estensore Letizia Boscarino, Gop Maria Beatrice Raneri) ha dichiarato l’estinzione del reato per decorso dei termini, accogliendo la richiesta della pm Raffaella Vinciguerra.
La qualificazione giuridica di Castiglione come incaricato di pubblico servizio e non come pubblico ufficiale ha ridotto i tempi di prescrizione. Ma la difesa, affidata agli avvocati Isabella Giuffrida e Carmelo Peluso, ha chiesto l’assoluzione piena con la formula “perché il fatto non sussiste”. Il collegio, pur rilevando la prescrizione, ha ritenuto che le prove raccolte non fossero sufficienti per una sentenza assolutoria. Da qui la decisione di impugnare la sentenza in Appello, nella speranza di ottenere una pronuncia nel merito.
A confermare questa volontà è stato lo stesso Castiglione in una lunga intervista rilasciata alla firma di punta de La Sicilia, Mario Barresi, nella quale ha spiegato le sue ragioni: «La prescrizione è un modo per evitare di dire che sono innocente. Ma io non l’accetto: ho già scontato la mia condanna, fatta di undici anni di gogna mediatica e politica».
L’ex sottosegretario ha ripercorso l’intera vicenda, rivendicando la correttezza della nomina di Odevaine – inizialmente elogiata anche da istituzioni e forze dell’ordine – e negando qualsiasi intento illecito. Ha anche evidenziato i costi politici dell’inchiesta: «Mentre le persone coinvolte facevano carriera, io venivo travolto da pagine di intercettazioni, attacchi parlamentari, richieste di dimissioni. Il mio processo si è celebrato nei media, non nelle aule».
A colpire è anche il contesto politico delineato da Castiglione, che si interroga sul perché di quell’ondata giudiziaria che investì l’Ncd: «Forse si voleva colpire l’anello debole del governo Renzi? Ricordo un’intercettazione: “Colpendo Castiglione, cade il governo”».
Infine, il deputato rivendica la sua condotta morale: «Dopo undici anni, il mio certificato dei carichi pendenti è finalmente pulito. Ma le cicatrici restano. Non mi ha mai abbandonato la volontà di difendere l’onore e la trasparenza con cui ho sempre ricoperto i miei incarichi. Voglio che la verità venga riconosciuta in aula. Non cerco scorciatoie».
Il procedimento, intanto, resta aperto per altri imputati, tra cui l’ex sindaco di Mineo Anna Aloisi. Ma il tempo continua a correre, e con esso il rischio che la giustizia arrivi tardi anche per gli altri protagonisti di questa lunga storia.