“Che nel 2024, iniziando il terzo millennio, pericolosamente dobbiamo ancora vivere con una ripresa di conflitti è veramente preoccupante per il futuro”. Così a Catania l’Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei Matteo Maria Zuppi ad un giornalista che gli ha chiesto della minaccia di un conflitto nucleare. “Giovanni XXIII nella ‘pacem in terris’ – aggiunge – parlò proprio del nucleare ed indicò il disarmo. Tutti quanti i papi ne parlarono, molte volte purtroppo inascoltati come Giovanni Paolo II, che chiese in maniera molto commovente di non avventurarsi della follia della guerra in Iraq. Non fu ascoltato come ancora purtroppo non vengono ascoltate, o vengono anche deformate, le parole di Papa Francesco”.
“Sembra proprio che parlare di pace -. conclude il Card. Zuppi – significhi annullare le storie, le responsabilità. Assolutamente no. Vuol dire che le responsabilità poi le devi risolvere non con le armi ma con sul dialogo, con il diritto. Nel diritto non è che vince il più forte ma vince la giustizia, la legge”.
”Il Mar Mediterraneo è diventato un mare ‘mostrum’ più che ‘nostrum’. La forza del Mediterraneo, della Sicilia e di Catania è quella del dialogo, della conoscenza della diversità. Abbiamo speranza nella pace e dobbiamo cercare di non perderla. Dobbiamo avere tanta speranza e dobbiamo affrontare i nodi non risolti, che poi diventano conflitti e violenze”.
“La Chiesa non fa politica. Credo che la posizione della Chiesa sia chiarissima sull’Europa ed è quella, per esempio, di ricordare il dovere europeo e anche che i diritti civili europei sono quelli che difendono la vita, che non la uccidono, che non la sopprimono”. ”La nascita di tanta violenza in Europa – aggiunge- nasce da una consapevolezza e forse queste avversità devono farci ritrovare la motivazione originaria dell’Europa. Scriveremo una lettera all’Europa con mons. Crociata, che è stato vescovo in Sicilia, per ricordare all’Europa, cioè agli europei, che cos’è l’Europa”.
”Sulla migrazione nel Mediterraneo il dibattito ha preso una nuova direzione: quella della produzione e degli investimenti in Africa con l’Italia che ha lanciato il Piano Mattei: un approccio “paritario e non predatorio come ha detto la presidentessa del Consiglio al vertice Italia-Africa. Bisogna vedere il contenuto di questo, perché non apra a delusioni che sarebbero amarissime e compromettenti”. Lo afferma il cardinale Matteo Maria Zuppi nella sua letio magistralis all’università di Catania per il conferimento della laurea honoris causa in ‘Global Politics and Euro-Mediterranean Relations’.
“Ci si sta rendendo sempre più conto – aggiunge il presidente della Cei – che il destino dei due continenti è legato e che la cerniera passa per il Mediterraneo. Tanto vale trarne un’opportunità creando un reale partenariato economico. Se non aiuteremo lo sviluppo di un settore produttivo soprattutto nei settori con più capacità occupazionale, come agribusiness, lavori pubblici, energia e sanità, rischiamo di rafforzare le scelte alternative come violenza, jihadismo o ribellioni etniche o di aumentare le migrazioni”.
“Dobbiamo aver il coraggio – sottolinea il cardinale Zuppi – di fare del cardine euro-mediterraneo il volano di un nuovo espansione economica e soprattutto culturale. La contrastata via alla democrazia ha bisogno urgente non solo di sicurezza e di lotta al terrorismo ma anche di pane e lavoro. Un ruolo politico a tale livello significa non solo salvare le vite degli immigrati in mare, essenziale per i nostri valori, ma anche – osserva il presidente della Cei – riuscire qui l’integrazione degli immigrati e soprattutto integrare le nostre economie. Questa è la strada del futuro comune. È un modo di responsabilizzare tutti senza indulgere in vittimismi contrapposti che creano solo ostilità”.