Le aree archeologiche di Castiglione di Sicilia si candidano a entrare a far parte delle “risorse” territoriali siciliane. È l’obiettivo principale della campagna di scavi archeologici che è stata avviata nelle settimane scorse nell’ambito della sinergia tra l’ateneo catanese – tramite il Dipartimento di Scienze della Formazione – e la Soprintendenza di Catania a seguito della convenzione siglata nel 2020.
Le ricerche – condotte sotto la guida delle referenti del Disfor dell’Università di Catania e della Soprintendenza, rispettivamente la prof.ssa Eleonora Pappalardo e la dott.ssa Angela Merendino – sono state condotte, quest’anno, in località Acqua Fredda (zona Imbischi), proprio al confine col territorio di Randazzo, come prosecuzione di indagini avviate negli anni 1992 e 1995 dalla Soprintendenza, sotto il coordinamento del dott. Francesco Privitera.
Lo scavo ha interessato una zona di circa 100 metri quadrati a sud dell’area investigata negli anni ’90, quando la Soprintendenza aveva messo in luce un insieme articolato di ambienti rettangolari, con copertura a tegole e coppi, di varia funzione, la cui ultima fase sembra potersi datare intorno al IV sec. a.C. Le ricerche sono state realizzate grazie a due linee di intervento finanziario dell’Ateneo catanese: il Piano incentivi per la Ricerca “Piaceri” che comprende una linea per le attività di ricerca archeologica in Italia e all’estero e i fondi di ricerca interdipartimentale “Piaceri 2” per l’esecuzione delle prospezioni geologiche di tipo geomagnetometrico nell’area adiacente a quella indagata quest’anno.
«Gli scavi hanno rivelato un’ampia porzione di quello che, al momento, sembra essere un vero e proprio isolato, del quale è possibile individuare almeno quattro porzioni distinte» spiegano Eleonora Pappalardo, docente di Archeologia classica del Disfor dell’ateneo catanese, e la dott.ssa Angela Merendino della Soprintendenza, referenti dell’accordo tra i due enti e co-direttrici degli interventi.
«L’elemento di particolare interesse è dato dalla possibilità di poter distinguere almeno due, se non addirittura tre, diversi momenti di frequentazione, scanditi da episodi di abbandono e incendio, il cui studio approfondito, unito all’allargamento della trincea di scavo previsto per l’anno prossimo, ci consentirà di chiarire le vicissitudini del sito nel tempo – aggiunge la docente -. Lo scavo condotto quest’anno rientra in un più vasto progetto che coinvolge anche un altro importante sito dell’area di Castiglione, quello in località Crasà, le cui indagini saranno avviate l’anno prossimo».
«L’area di Castiglione di Sicilia è forse una delle più interessanti della Sicilia orientale, in questo momento, poiché alla sua ricchezza, dal punto di vista delle frequentazioni in antico, corrisponde una scarsissima attività di scavo sistematico – continua la prof.ssa Pappalardo –. In sinergia con la Soprintendenza sarà avviato un programma di indagini mirate affinché le aree archeologiche di Castiglione di Sicilia possano entrare a far parte a pieno titolo delle “risorse” territoriali Il Disfor, tramite il corso di laurea in Scienze del Turismo, nell’ambito della convenzione siglata con il Comune di Castiglione, caldeggiata dall’allora assessore Dania Papa e dalla docente Carmelina Urso dell’Università di Catania, mira alla creazione di un sistema sinergico tra le due istituzioni finalizzato alla promozione e fruizione di uno dei borghi più belli d’Italia attraverso un piano di azione che coniughi la formazione dei nostri studenti, con attività di stage e tirocinio, e con un programma di valorizzazione e promozione di Castiglione di Sicilia che, partendo dal settore vitivinicolo, possa esaltare anche le risorse culturali e archeologiche».
Un progetto ripreso grazie alla volontà della neo-presidente del corso di laurea in Scienze del turismo, prof.ssa Donatella Privitera, e all’amministrazione comunale di Castiglione, guidata da Antonio Camarda, che ha fortemente facilitato e incoraggiato la ripresa delle ricerche archeologiche.
Agli scavi hanno preso parte gli studenti Iolanda Battaglia, Giuliana Calandra, Aigor Dell’Ali, Valentina Elia, Ylenia Milazzo, Roberta Monaco, Sonia Sanfilippo del Dipartimento di Scienze della formazione e Chiara Libra e Zaira Raimondo del Dipartimento di Scienze umanistiche.
Le vedute da drone e la fotogrammetria sono state realizzate da Dario Alessandro Calderone (dottorando del Disfor), mentre i rilievi delle strutture sono stati eseguiti da Valeria Guarnera e Livio Idà (dottorandi del Disum). Preposto alla sicurezza e alla logistica, Domenico Torrisi (Disfor).
«Quello rappresentato da Castiglione di Sicilia è un esempio virtuoso di apertura e consapevolezza dell’importanza di fare sistema – aggiunge la prof.ssa Pappalardo -. Stiamo mettendo in atto un vero e proprio laboratorio, o caso studio, in cui Università (ente di ricerca e formazione per eccellenza), Soprintendenza (maggiore istituzione preposta alla tutela e alla valorizzazione) e amministrazione comunale lavorano in sinergia, per competenze, perseguendo un obiettivo comune: lo sviluppo culturale e turistico del territorio». A questi enti si aggiungono l’associazione Sicilia Antica, guidata da Michele Tuccari, e la Fondazione Regina Margherita, presieduta dall’avv. Carmen Castiglione, che, insieme a Verduci, hanno ospitato l’intera missione archeologica nel bellissimo edificio sede della Fondazione dove si sono svolte le diverse fasi della classificazione e catalogazione della ceramica.