Floriana Franceschini, presidente di Cna Catania, è intervenuta stamattina al momento di riflessione «Catania un giorno nuovo. Dibattito sulla rinascita 2023», tenutosi all’Istituto Ardizzone Gioeni. Di seguito una sintesi del suo intervento.
«Nel mio ruolo di presidente della Cna etnea, associazione che rappresenta un considerevole numero di artigiani e piccole imprese che operano in buona parte nel territorio comunale di Catania, non posso esimermi dal denunciare il disagio che le nostre attività vivono ormai da mesi per la situazione di degrado che la città sta vivendo.
Già duramente colpiti dalla pandemia, dalla ripresa lenta e complicata del post pandemia e da una serie di circostanze come il caro materiali, il caro energia e – ora – anche dal tasso insopportabile dell’inflazione (che qui a Catania raggiunge le due cifre), le nostre imprese sono costrette a combattere tutti i giorni persino con i problemi che attanagliano la città. Opera che non sarebbe certo di loro competenza.
Ho avuto modo di denunciare queste criticità domenica scorsa, durante la nostra assemblea annuale: ho sottolineato che Catania è una città «in preda ad astratti furori» con fenomeni preoccupanti di abusivismo che colpisce in maniera particolare il nostro comparto, costretto a subire una concorrenza sleale da individui non qualificati professionalmente che peraltro deturpano spesso il territorio abbandonando rifiuti speciali prodotti, inquinando l’ambiente naturale e che a volte svolgono addirittura attività legate alla cura della persona senza applicare le basilari norme di sicurezza. Imprenditori già “strozzati” da burocrazia e fisco devono misurarsi anche con competitor massimamente sleali.
Catania è oggi una città senza alcuna istituzione salda che se ne possa prendere cura e che è stata offesa nella sua dignità da molti e molti: da chi nel passato l’ha amministrata male provocando un buco nel bilancio comunale e causandone il dissesto; da chi ricopre ruoli all’interno dell’amministrazione facendo solo il suo interesse senza mai intervenire con proteste serie sui veri problemi; da chi in combutta col potere mafioso intende tenerla sotto scacco; da chi trasforma i diritti dei cittadini in benefici e favori personali da utilizzare poi come leva per il consenso; da chi è sordo e cieco davanti a sporcizia, delinquenza, mal funzionamento della macchina amministrativa, caos generale; da chi pensa che i peggiori primati nei quali Catania eccelle siano un problema non suo, tanto magari vive di rendita o – chissà – di tangenti e comunque ritiene che sia meglio farsi i fatti propri.
La Cna ha denunciato, sollecitato, informato tutte le Istituzioni, in tutte le maniere, ha offerto a esse ogni collaborazione possibile, che in alcuni casi è anche stata accolta (in particolare con Carabinieri e la Procura si sono attivate sinergie certamente utili al territorio), in altri casi si è registrata un’assenza eduna disattenzione che offendono il ruolo che le stesse Istituzioni rivestono.
Noi siamo qui! Viviamo e operiamo qui! Non abbiamo nessuna intenzione di andare via, le piccole aziende non delocalizzano i loro servizi e le loro produzioni, ma fanno parte di una imprenditorialità diffusa che caratterizza e rende prezioso il territorio. Semmai, le piccole aziende e gli artigiani lo presidiano il territorio! Esse sono ormai l’ultima trincea: segno di umanità e sviluppo, avvertono sulle loro spalle tutta l’ostilità e la difficoltà dell’assenza. A cominciare dall’assenza dello Stato. Questa incredibile sensazione che porta alla disperazione molti di noi che ancora si ostinano a credere che non tutto sia perduto e che la nostra città possa risorgere dalle ceneri come ha fatto già tante volte nel passato.
Le prospettive di sviluppo che il Patto per Catania, i fondi del Pnrr, la Zes possono produrre, noi vorremmo fossero affrontata in modo serio.
Abbiamo molte proposte bloccate negli uffici comunali:
– il coworking che potrebbe in parte aiutare a combattere l’abusivismo;
– la nostra idea di organizzazione commerciale per il Comune, con la nostra visione sulla chiusura o apertura delle strade;
– l’ideazione dei mercatini dell’artigianato, che non poco male fanno al nostro comparto, visto che in genere non partecipano aziende in regola con le norme sull’artigianato;
– un’organizzazione degli uffici comunali più efficiente, visto come gli imprenditori impieghino tempi biblici su questioni burocratiche;
– l’allineamento con le altre città d’Italia sul doppio pagamento della Tari da parte delle attività che conferiscono i loro rifiuti speciali ad aziende autorizzate;
– la cessione alle casse comunali dei crediti (è già avvenuto in altri Comuni) per liberare i cassetti fiscali delle nostre imprese edilizie (il che consentirebbe anche a Palazzo degli Elefanti di raccogliere un bel “gruzzolo” da utilizzare per attività varie, a esempio di consolidamento sismico delle scuole).
La nostra è una città altamente sismica! Come si pensa di risolvere il problema del consolidamento del suo patrimonio immobiliare? Noi di Cna avevamo provato a dare una risposta, utilizzando la misura del bonus 110% per cominciare a sanare questa situazione, ma – come è noto a tutti – il governo in carica non sembra propenso a rendere strutturale la misura, che anzi è già stata ridimensionata.
Noi artigiani e piccole imprese non ci arrendiamo facilmente e continueremo – come stiamo facendo in tutte le sedi – a denunciare e portare insieme alla protesta delle proposte serie. Dalla Cna passano i giovani, passano gli immigrati, chiunque abbia voglia di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa. Ma la nostra è una categoria troppo sola. Troppo abbandonata.
La Cna prosegue a dichiarare la propria disponibilità a collaborare con tutte le forze che credono nella rinascita di Catania. Cerchiamo, se ci riusciamo, di isolare tutti i campioni del disfattismo e del qualunquismo. In questa battaglia per fare risorgere Catania, la Cna c’è!».