Catania, veglia per Papa Francesco. Monsignor Renna: “Il suo è stato un pontificato di Vangelo vissuto con coraggio e attenzione agli ultimi”

Un momento intenso di raccoglimento e commozione si è vissuto nella Cattedrale di Catania, dove l’Arcidiocesi ha convocato i fedeli per una veglia di preghiera in memoria di Papa Francesco. Un’iniziativa voluta – come spiegato dalla diocesi – come gesto di «rendimento di grazie per un pontificato che ci ha insegnato a vivere il Vangelo con coraggio e attenzione agli ultimi».

Al termine della celebrazione, il Vescovo di Catania, Monsignor Luigi Renna, ha rivolto ai presenti un lungo e sentito pensiero, che suona come un tributo affettuoso e profondo alla figura di Jorge Mario Bergoglio: «È estremamente significativo che abbia scelto il nome Francesco, un nome che nessun altro Papa aveva mai preso prima. Un nome carico di senso, che ha subito richiamato un legame profondo con i poveri e gli ultimi della storia. Un nome che, come mi fu detto da un caro fratello, non fu scelto a caso: segnava fin da subito la direzione di un pontificato fatto di prossimità, condivisione e misericordia. Papa Francesco – ha detto Monsignor Luigi Renna – ha voluto iniziare il suo ministero il 19 marzo, nella solennità di San Giuseppe, affidando simbolicamente il proprio cammino al padre putativo di Gesù, al custode silenzioso e operoso della Sacra Famiglia. Un gesto forte, che ha rivelato subito l’umiltà e la concretezza di questo successore di Pietro. E poco dopo, due anni dall’elezione, indisse l’Anno Santo straordinario della Misericordia, aperto il 26 marzo: anche quella fu una scelta carica di significato spirituale e umano».

«Papa Francesco – h ricordato Monsignor Luigi Renna, – è morto nel primo giorno dell’Ottava di Pasqua, nei giorni in cui celebriamo il cuore del mistero cristiano: la Passione, la Morte e la Risurrezione del Signore. È in questo tempo di grazia che risuona oggi, nella nostra comunità, un annuncio carico di gioia eterna. La sua vita è stata una lunga Quaresima vissuta con intensità, sofferenza e grande generosità. Non si è mai risparmiato, nemmeno negli ultimi giorni. Il suo ministero ci ha mostrato un Papa pastore tra la gente, un uomo che ha camminato con l’umanità, ascoltando le sue ferite e i suoi sogni. E il suo ultimo messaggio, pronunciato poco prima di entrare nella Pasqua eterna, può e deve essere considerato un testamento spirituale. In quel messaggio, Papa Francesco ha messo al centro due cose: la risurrezione di Cristo, che è la chiave per leggere la vita e la storia, e l’amore come fondamento di ogni esistenza. La Pasqua è la festa dell’amore che salva: un amore concreto, che si fa cura, giustizia, tenerezza. Ai suoi occhi, ogni vita era preziosa: dal bambino nel grembo, all’anziano fragile, a chiunque fosse ai margini».

«Il suo sguardo era rivolto al cielo, ma i piedi restavano ben piantati sulla terra. La sua ultima preghiera è stata per la pace. Ha nominato con precisione i conflitti ancora aperti nel mondo: dalla Terra Santa, al popolo palestinese e israeliano, al Medio Oriente martoriato, ai cristiani perseguitati, ai popoli oppressi da guerre e crisi umanitarie. Ha invitato alla liberazione dei prigionieri di guerra e dei detenuti politici. Papa Francesco è stato il successore di Pietro che ha confermato nella fede i credenti e ha parlato anche ai non credenti. Ricordiamo il suo storico dialogo con Eugenio Scalfari, il suo appello a un’umanità più fraterna e la sua insistenza sul radicamento cristiano dell’Europa. Ha saputo parlare ai cuori di tutti, credenti e non, con semplicità e potenza evangelica».

«La Pasqua per lui non era solo una celebrazione liturgica, ma un’esperienza da rendere concreta nella storia: una Pasqua da vivere ogni giorno, nelle scelte personali e collettive».

«Vi invito, in questi giorni, a fare memoria. Domani, nella nostra Cattedrale, celebreremo insieme una veglia di preghiera, per rendere grazie a Dio per il pontificato di Papa Francesco. Domani sera, nella chiesa di Santa Chiara con la comunità di Sant’Egidio, ci raccoglieremo ancora in preghiera e riflessione».

«E vi invito a fare un esercizio personale: scrivete nel vostro diario, su un foglio, anche poche righe. Chiedetevi: in che cosa mi ha confermato Papa Francesco? Cosa mi ha lasciato? Come ha toccato la mia vita e la mia fede? Forse scoprirete che il suo passaggio non è stato solo nella Chiesa universale, ma anche nella vostra storia personale».

«Perché Papa Francesco – ha concluoso Monsignor Luigi Renna – non è stato solo Jorge Mario Bergoglio: è stato un uomo che ha portato il nome dei poveri e il peso della croce, lasciando a tutti noi una testimonianza viva di Vangelo autentico. È stato, ed è, un segno del disegno di Dio nella storia degli uomini».