Ciancio, “presentato un atto d’appello contro l’assoluzione”
La Procura di Catania, rappresentata dall’aggiunto Agata Santonocito, ha presentato un atto d’appello contro l’assoluzione dell’imprenditore ed editore Mario Ciancio Sanfilippo, 92 anni, nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza, emessa dalla prima sezione penale del Tribunale lo scorso 26 gennaio con la formula “perché il fatto non sussiste”, aveva disposto l’assoluzione di Ciancio e il dissequestro dei suoi beni. La Procura, invece, richiede la condanna a 12 anni e la confisca dei beni precedentemente sequestrati, poiché ritiene che alcuni elementi probatori significativi non siano stati adeguatamente valutati.
L’inchiesta, che risale al 2017, si concentra su presunti legami tra Ciancio e membri di rilievo della ‘famiglia’ mafiosa Santapaola-Ercolano di Catania, un’accusa sempre respinta dall’imprenditore e dal suo collegio difensivo composto dagli avvocati Carmelo Peluso, Giulia Buongiorno e Francesco Colotti. Nell’atto d’appello, depositato il 14 ottobre, la Procura sostiene che la sentenza di primo grado abbia “parcellizzato e semplificato” le prove, senza considerare la complessità storica e cronologica delle attività dell’organizzazione mafiosa.
La difesa di Ciancio ha risposto all’appello dichiarando che la Procura continua a riproporre temi già affrontati e respinti in quasi dieci anni di procedimenti sia di prevenzione sia di merito. “Affronteremo il grado di appello con doverosa attenzione, confidando nella forza della verità e della ragione, ma soprattutto nella forte tempra di un imputato novantaduenne,” ha commentato il collegio difensivo, che si prepara a sostenere nuovamente Ciancio in questa fase del procedimento.
Allo stesso tempo, si colloca l’annuncio di Dario Montana, fratello del commissario Beppe ucciso da Cosa nostra nel 1985, di non presentare appello contro l’assoluzione di Ciancio. La famiglia Montana, assistita dall’avvocato Goffredo D’Antona, si era costituita parte civile nel processo, dopo che il quotidiano *La Sicilia* aveva rifiutato di pubblicare un necrologio per Beppe Montana. Dario Montana, in conferenza stampa, ha espresso rammarico per la mancanza di sostegno cittadino e ha criticato le “assenze” di associazioni come quelle antiracket, affermando: “La vera forza della mafia non risiede nella mafia stessa, ma al di fuori di essa. Questa città sembra essere abituata a girarsi dall’altra parte.”
L’avvocato D’Antona ha ricordato che, nell’arringa concordata con la famiglia Montana, ha distinto con chiarezza la posizione dell’imputato da quella del quotidiano *La Sicilia*, osservando che “esistono giornalisti e giornalisti, così come avvocati e avvocati.”