Un rinvio a giudizio e un processo col rito abbreviato. E’ la decisione del Gup di Catania nei confronti di due soccorritori dell’ospedale Garibaldi accusati di omicidio colposo in concorso di una 80enne che morì, cadendo con la barella, il 7 febbraio del 2021, per un’emorragia cerebrale post traumatica. Secondo la Procura, i due, durante un trasferimento da un reparto all’altro della donna ricoverata per una polmonite interstiziale da Covid, tenendo la barella “in modo precario, con negligenza, imprudenza e imperizia”, avrebbero “cagionato la rovinosa caduta della paziente dalla barella su cui era stata posizionata, peraltro legata, ciò che impediva alla donna di limitare le conseguenze della caduta”.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, in particolare, uno teneva la barella soltanto con la mano sinistra, mentre l’altro alternava l’uso delle due mani. Uno dei soccorritori ha chiesto di avere accesso al patteggiamento, ma la Procura ha rigettato la richiesta, definendola “non congrua” e richiedendo il rinvio a giudizio. L’altro imputato ha fatto accesso al rito abbreviato.
Nel procedimento l’azienda ospedaliera Garibaldi si è costituita parte civile, come i familiari della vittima, quest’ultimi assistiti da ‘Giesse risarcimento danni’, gruppo specializzato nel settore della sanità che ha reso noto il provvedimento del Gup “Non è possibile morire in questo modo nel ventunesimo secolo – afferma Ivan Greco, responsabile della sede di Giesse risarcimento danni a Catania – né tanto meno entrare in un ospedale con il timore che capiti qualcosa di spiacevole. Per i familiari è stato un fulmine a ciel sereno perché la signora, nonostante la polmonite, si stava riprendendo”.