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È deceduto stamane, alle ore 7:35, Papa Francesco

È deceduto stamane, alle ore 7:35, Papa Francesco. A darne l’annuncio è stato il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, parlando ai fedeli riuniti in Vaticano. Nel suo breve messaggio, il porporato ha ricordato come Jorge Mario Bergoglio avesse consacrato l’intera esistenza al servizio del Vangelo e della Chiesa, promuovendo con particolare dedizione i valori di carità, giustizia e attenzione ai più poveri ed emarginati. «Con profonda gratitudine ringraziamo il Signore», ha affermato il cardinale Farrell, «per il dono di un Pontefice che ha incarnato con coraggio e amore universale il messaggio di Cristo». La Santa Sede ha disposto che, nelle prossime ore, saranno resi noti dettagli sul programma delle esequie e sull’apertura del periodo di lutto e preghiera per la Chiesa universale.

Con la scomparsa di Papa Francesco, la Chiesa cattolica perde una delle figure più significative e amate degli ultimi decenni. Nato Jorge Mario Bergoglio il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, è stato ordinato sacerdote nel 1969, consacrato vescovo nel 1992 e creato cardinale da papa Giovanni Paolo II nel 2001. Eletto il 13 marzo 2013, è diventato il primo pontefice proveniente dal continente americano e il primo gesuita alla guida di Roma. Fin dai primi gesti – la rinuncia al palazzo pontificio per un modesto appartamento, la scelta dell’“olio del buon samaritano” al posto del profumato olio di nardo di pregio, la decisione di non volere la lussuosa berlina papale – Bergoglio ha voluto incarnare con coerenza il suo nome di battesimo, Francesco, rievocando il santo di Assisi e la sua predilezione per i poveri. Ha ridefinito il primato della misericordia come chiave interpretativa del Vangelo, invitando a un «concerto di compassione» per chi soffre.

Sotto il suo pontificato, la Chiesa ha aperto riflessioni e processi spesso ritenuti impensabili: il Sinodo per l’Amazzonia ha acceso i riflettori sull’urgenza ecologica, con l’enciclica Laudato si’ che ha imposto l’“ecologia integrale” al centro del dibattito globale; il Sinodo sui giovani ha spinto a una rinnovata attenzione verso le nuove generazioni, messe a dura prova dalla crisi economica e dal vuoto di senso; il Concilio sull’Africa e l’impegno in Terra Santa hanno ribadito l’importanza del dialogo interreligioso. Il magistero di Francesco si è distinto per il linguaggio semplice e diretto: ha parlato con i detenuti nelle carceri, ha lavato i piedi a migranti e musulmani, ha invitato le famiglie a non temere le crisi. Nel 2015 ha indetto il Giubileo della Misericordia, una “porta santa” spalancata sul perdono, sul superamento di giudizi e barriere. Ha riformato la Curia romana, snellendo strutture e combinando trasparenza finanziaria con nuovi organismi di controllo.

Sul fronte etico, il Papa ha promosso un approccio pastorale più inclusivo: nel Documento sulla fratellanza umana (2020) ha firmato ad Abu Dhabi un patto storico con l’imam Ahmad Al‑Tayyeb per la pace mondiale e la convivenza tra i popoli. Pur ribadendo la dottrina cattolica sui temi della sessualità e della famiglia, ha invitato a non condannare le persone, ma ad accompagnarle, spalancando spazi di accoglienza per gli LGBT e le loro famiglie. Nel governo della Chiesa universale, Francesco ha affrontato grandi sfide: lo scandalo degli abusi sessuali ha richiesto decisioni coraggiose, con norme più severe per i vescovi e nuovi tribunali ecclesiastici. Ha aperto processi di riconciliazione con le comunità tradizionaliste sciolte, cercando di mantenere l’unità nella diversità. Durante la pandemia di COVID‑19, ha tenuto la sua prima preghiera “Urbi et Orbi” in una piazza San Pietro vuota, ricordando ai credenti e ai non credenti l’urgenza della solidarietà.

La sua cifra è stata la concretezza: ha visitato poveri e rifugiati a Lampedusa, ha portato conforto ai malati di AIDS in Africa, ha dialogato con leader politici da Donald Trump a Xi Jinping, sempre ribadendo che «la pace è costruita camminando insieme». Pur provato da problemi di salute — un infortunio al ginocchio, la malattia di Parkinson scoperta negli ultimi anni — non ha mai smesso di mettere il proprio corpo al servizio dei più fragili. Papa Francesco lascia un’eredità di speranza e di slancio riformatore. Ha saputo coniugare tradizione e innovazione, autorità e prossimità, imponendo al mondo l’urgenza di ascoltare il grido dei poveri e della Terra. Ora la Chiesa si prepara a vivere l’interregno, nel segno di un ricordo indelebile: un Pontefice che ha insegnato a tradurre i valori del Vangelo in gesti di compassione, mettendo al centro della missione ecclesiale il grido dei più emarginati.

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Published by
Alfio Musarra