Tempi certi, qualità edilizia, sicurezza, ma anche equità. Tanti gli obiettivi da raggiungere per lo sviluppo di un Paese dove il nuovo Codice dei Contratti pubblici incide sullo sviluppo del territorio, sui bandi, sui lavori che vedono interagire costruttori, stazioni appaltanti e istituzioni. A un anno dalla sua pubblicazione – oggi, venerdì 21 giugno all’Hotel Santa Tecla Palace (Acireale) – si è svolto un convegno organizzato da Ance Catania, con il patrocinio della Città Metropolitana etnea, per fare il punto e condividere note positive e criticità, affinché si possano definire utili modifiche da inserire nel regolamento attuativo.
I lavori – moderati dal giornalista del Sole24Ore Nino Amadore – si sono aperti con l’intervento del presidente dei Costruttori etnei Rosario Fresta: «Ance Catania ha aperto il confronto tra tutti gli attori coinvolti dal Codice emanato il primo luglio 2023, che come anticipato da ministro Salvini, vedrà dei correttivi – ha affermato Fresta – Riteniamo sia fondamentale favorire l’ascolto reciproco tra istituzioni, costruttori, professionisti ed esperti, per un’analisi sui punti di forza e di debolezza, affinché si possano apportare le modifiche necessarie».
Dopo i saluti del sindaco di Acireale Roberto Barbagallo e del presidente di Ance Sicilia Santo Cutrone, è intervenuto con un’analisi il vicepresidente nazionale di Ance Luigi Schiavo: «Il Codice dei Contratti – ha sottolineato – è basato su principi fondanti del risultato, della fiducia e della concorrenza, che noi riteniamo fondamentali. Riteniamo che si ricorra troppo spesso al Codice per fatti emergenziali, limitandone l’efficacia. Stiamo proponendo alcune modifiche, che interesseranno temi quali l’illecito professionale, i settori speciali e il sottosoglia, per favorire la concorrenza».
«Uno dei problemi rilevati è l’eccessivo ricorso alle procedure negoziate, che in Italia rappresenta il 90% delle assegnazioni dei bandi di gara – afferma il vicepresidente di Ance Catania Giuseppe Costantino – questo implica che la scelta dell’impresa venga fatta in base alla discrezionalità della stazione appaltante, venendo meno al principio della concorrenza. A Catania, come in tutte le altre città, la maggior parte delle gare sono basate su criteri restrittivi, che garantiscono lo snellimento di alcune procedure, ma limitano la partecipazione a imprese già iscritte ad albi».
Durante il focus sulle procedure di affidamento, curato dal legale Arturo Cancrini, dell’omonimo studio di Roma, è emerso che il nuovo Codice accelera i tempi delle gare sottosoglia, con una vera e propria svolta per i lavori e benefici per le imprese, che possono prendere parte ai bandi con le loro offerte e ottenere le aggiudicazioni. Ulteriore spazio è stato dato alla direttrice della Legislazione Opere Pubbliche di Ance Francesca Ottavi, che con un approfondimento sui principi del risultato, di fiducia e buona fede contrattuale ha evidenziato molteplici aspetti del Codice dei Contratti pubblici. Alcuni risentono ancora dell’influenza della passata impostazione, facendo emergere aspetti anacronistici in merito alle spese generali. Altri, invece, richiedono migliorie, specie in materia di illecito professionale e computi metrici estimativi. Una norma ancora in evoluzione per cui sarebbe auspicabile la predisposizione di un manuale operativo per i lavori pubblici.
Durante la tavola rotonda si è aperto il dibattito con gli interventi del vicepresidente di Ance Catania Giuseppe Costantino, il membro della struttura commissariale della depurazione Giacomo Antronaco, il direttore della direzione Lavori Pubblici e Politiche Comunitarie del Comune di Catania Fabio Finocchiaro e l’assessore ai Lavori Pubblici Sergio Parisi.