La questione delle Elezioni Provinciali tra rinvii e prospettive di riforma
Negli ultimi giorni, il centrodestra siciliano ha mostrato profonde spaccature interne, con Fratelli d’Italia in prima linea contro il rinvio delle elezioni di secondo livello per i Liberi Consorzi, le ex Province. La frattura è apparsa evidente martedì, quando Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e membro di Fratelli d’Italia, ha messo ai voti un emendamento che rinviava ulteriormente le elezioni, approvato dalla maggioranza. In risposta, il capogruppo Giorgio Assenza ha lasciato l’Aula, evidenziando il disaccordo del partito e privando la coalizione di centrodestra del suo voto. Questo gesto ha messo in risalto le tensioni all’interno della coalizione, divisa su vari fronti.
Iniziative di Schifani per ritrovare l’unità
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha convocato un vertice di maggioranza con i leader dei partiti e i capigruppo all’Ars per cercare una soluzione condivisa. L’obiettivo dell’incontro è superare una situazione divenuta complessa, anche a causa della critica della Corte Costituzionale che ha sottolineato come il rinvio delle elezioni rappresenti una mancanza di rispetto per le istituzioni e i cittadini. Schifani e la maggioranza sono chiamati ora non solo a individuare una via politica, ma anche a reperire i fondi necessari per organizzare le elezioni. Secondo l’assessore alla Funzione pubblica, Andrea Messina, saranno necessari circa venti milioni di euro, anche se l’importo potrebbe variare a seconda della composizione delle giunte e dei consigli provinciali.
Prospettiva
In questo contesto di divisioni, il continuo rinvio delle elezioni provinciali sembra essere più di una semplice tattica politica. Per il costituzionalista Cariola, su Repubblica fa intendere che si tratterebbe di una mossa dei deputati, per evitare l’ascesa di una nuova classe dirigente, questo per mantenere l’attuale configurazione di potere. Esempi di situazioni simili si sono già verificati in altre regioni d’Italia, come in Calabria, dove il rinvio delle elezioni provinciali è stato accolto con polemiche e accuse di voler evitare un reale rinnovamento politico. In quel contesto, l’assenza di un sostegno concreto alle nuove leadership locali è stata percepita come un tentativo di conservare il controllo e mantenere inalterata la struttura di potere.
Strategia degli autonomisti e scenario legale
All’interno del centrodestra, anche gli autonomisti, vicini a Raffaele Lombardo, stanno valutando un possibile ricorso, appellandosi alla sentenza della Corte Costituzionale del 2021 che aveva dichiarato incostituzionali i sindaci metropolitani. Tuttavia, il costituzionalista Agatino Cariola ritiene che un ricorso difficilmente potrà bloccare l’applicazione di una legge vigente, riducendo quindi la portata legale dell’iniziativa.
Legge Delrio: elezioni indirette e riduzione delle competenze provinciali
La gestione delle province italiane è disciplinata dalla Legge 7 aprile 2014, n. 56, conosciuta come “Legge Delrio”. Questa normativa ha trasformato le province in enti di secondo livello, modificando la modalità di elezione degli organi di governo. Il presidente della provincia e il consiglio provinciale non sono più eletti direttamente dai cittadini, ma dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni appartenenti alla provincia, un sistema introdotto per ridurre i costi della politica e semplificare le strutture amministrative.
Il presidente della provincia è eletto dai sindaci e consiglieri comunali e rimane in carica per un mandato di quattro anni. Il consiglio provinciale, invece, è composto da 10 a 16 membri, a seconda della popolazione provinciale, con un mandato biennale. Le funzioni delle province, inoltre, sono state significativamente ridotte e ora si concentrano principalmente su pianificazione territoriale e ambientale, servizi di trasporto provinciale, gestione delle strade provinciali e programmazione della rete scolastica.
Proposte per il ritorno all’elezione diretta
Nonostante la riforma Delrio, le province non sono state abolite e sono in discussione proposte di legge per reintrodurre l’elezione diretta dei loro organi, restituendo anche competenze e risorse adeguate. Il disegno di legge S. 417, presentato nella XIX Legislatura, prevede disposizioni per l’elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri provinciali, con una delega al Governo per il riordino delle province.