Librizzi saluta la Prefettura di Catania: «Quattro anni tra emergenze e speranza, ora in pensione»
prefetto, Maria Carmela Librizzi
In un intervista pubblicata questa mattina sul quotidiano “La Sicilia”, oggi in edicola: Maria Carmela Librizzi, prefetto di Catania fino alla mezzanotte del 30 aprile, traccia un bilancio del suo mandato ricordando di essere arrivata in piena pandemia «con la mascherina» e di congedarsi «nel giorno della morte del Papa». Racconta quattro anni di emergenze e sinergie istituzionali: dal Medicane all’alluvione, dagli incendi all’aeroporto ai roghi che hanno causato blackout, fino al G20 ospitato in città, sempre affiancata da questori, comandanti provinciali di Carabinieri, Guardia di finanza e Vigili del fuoco, una «squadra-Stato» che considera il vero punto di forza della sua gestione.
Pur riconoscendo criticità come degrado urbano, malcostume e criminalità diffusa, Librizzi sottolinea l’energia del terzo settore, la rete di volontari e associazioni che suppliscono alle carenze dei servizi e sostiene il ruolo dell’arcivescovo Renna e del presidente del Tribunale per i minorenni Di Bella, con cui ha creato l’osservatorio sulla devianza giovanile. È convinta che Catania possieda tutte le carte per diventare una città europea accessibile e connessa tra centro e periferie, ma ammonisce che la trasformazione dipende dal senso civico di ogni cittadino almeno quanto dai progetti dell’amministrazione.
Le fa male vedere la città sui notiziari nazionali per le corse clandestine di cavalli, sintomo di un potere criminale che tenta ancora di dominare il territorio e di giovani da recuperare a un futuro diverso. Ai ragazzi dell’osservatorio e dell’IPM di Bicocca ha mostrato teatri, laboratori di giornalismo e musica perché «esiste un’altra Catania» dove si può sedere nei palchi del Bellini invece di impugnare una pistola su un motorino.
Il fenomeno del pizzo, diffuso dall’ambulante alla grande impresa, è ciò che la ferisce di più: pagarlo significa perdere dignità e libertà economica, perciò chiede uno scatto di coraggio alle associazioni di categoria per spezzare l’assuefazione a quella che troppi considerano una polizza assicurativa. Ricorda la serie di commissariamenti per mafia come prova di un’infiltrazione che procede “in sordina” ma colpisce la zona grigia delle amministrazioni locali. Tra i rimpianti, il fatto di non aver visitato tutti i comuni della provincia e la percezione di insicurezza dei cittadini nonostante il calo statistico dei reati. Dal primo maggio si concederà il primo vero «trimestre di vacanza» dopo quarantun anni di carriera e, da catanese d’adozione, spera di «continuare a essere orgogliosa» di una città che potrà crescere solo se ognuno farà la propria parte.