L’Intelligenza artificiale indossabile a supporto delle persone nei luoghi in cui vivono e lavorano

Si chiamano “Nairobi”, “Naomi” e “Hero” e sono le tre soluzioni basate sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale su dispositivi indossabili per supportare le persone nei luoghi in cui vivono e in cui lavorano.

A proporle – al Mobile World Congress di Barcellona in programma da oggi fino a giovedì 3 marzo – sono i ricercatori dell’Università di Catania Giovanni Maria Farinella (docente di Machine Learning), Antonino Furnari (docente di Social Media Analysis) e Francesco Ragusa (assegnista di ricerca in Intelligenza artificiale), fondatori di “Next Vision”, spinoff dell’ateneo catanese. «La sfida principale di Next Vision è quella di dotare di intelligenza un dispositivo indossabile provvisto di telecamera al fine di osservare e capire la scena per supportare l’uomo nei luoghi di vita quotidiana» spiega il docente Giovanni Maria Farinella presente al Mobile World Congress di Barcellona, la più importante fiera al mondo sulla telefonia mobile che prevede tra le 40 e 60 mila presenze.

Ben tre sono le soluzioni “Next Vision” che i ricercatori dell’ateneo hanno presentato al prestigioso evento internazionale e anche al ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao e al sottosegretario del Ministero dello Sviluppo economico Anna Ascani in visita al padiglione Italia.

La prima è “Nairobi – Navigating Autonomously Indoor Routes by Observing Building Information”, un assistente artificiale in grado di interagire con gli utenti per supportarli nella navigazione di ambienti fornendo informazioni utili al raggiungimento di punti di interesse come uscita di sicurezza, estintore e pannello elettrico. È capace di localizzare in ogni momento gli utenti rispetto ad una mappa, abilità utile per varie applicazioni per il metaverso, nel contesto industriale, culturale e per la sicurezza sul lavoro (come ad esempio la localizzazione degli operatori in caso di procedure di salvataggio).

L’assistente artificiale indossabile denominato “Naomi – Next Active Object for Monitoring Interactions” è la seconda soluzione ed è capace di comprendere le interazioni degli utenti con gli oggetti presenti in un ambiente (gli oggetti che sta usando un operatore in un sito industriale ad esempio). È in grado di supportare gli umani in procedure complesse interpretando e verificando una sequenza di azioni. I casi d’uso sono molteplici e includono, ad esempio, la formazione di nuovi operatori, la verifica della qualità dei processi e di sequenze di eventi, la presentazione di informazioni sul corretto utilizzo di un oggetto in uso da parte di un operatore.

La terza soluzione si chiama “Hero” ed è un agente artificiale conversazionale capace di interpretare il linguaggio naturale, le immagini acquisite dal punto di vista dell’utente e lo sguardo dell’utente in modo da rispondere a domande su quanto un operatore sta osservando (come ad esempio cosa è e come si usa questo oggetto oppure quale è la procedura per il corretto utilizzo dell’oggetto che sto osservando).
«Le tecnologie di Intelligenza artificiale sviluppate da Next Vision nascono dalle ricerche e competenze sviluppate dai ricercatori al Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Catania – aggiunge il docente Giovanni Maria Farinella -. Collaboriamo da diversi anni in progetti di ricerca che hanno visto coinvolte diverse realtà industriali nazionali ed internazionali. Questo ci ha permesso di accrescere l’esperienza di trasferimento tecnologico. Next Vision, recentemente premiata all’evento “Borsa della Ricerca”, nasce proprio per trasformare le ricerche condotte nei laboratori del Dipartimento di Matematica e Informatica in soluzioni di intelligenza artificiale da immettere nel mercato cercando di creare nuove opportunità nel nostro territorio».

I ricercatori Next Vision, insieme a Xenia Progetti (partner strategico dello spinoff), hanno già realizzato progetti e prodotti innovativi nel settore Ict con un impatto nel contesto della sicurezza sul lavoro e in quello dei beni culturali, depositando brevetti che coinvolgono l’ateneo catanese nella titolarità e di cui i fondatori dello spinoff sono inventori.

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Redazione