Questa mattina su delega della Procura di Catania, gli agenti della Polizia di Stato hanno eseguito un ordinanza nei confronti di 10 soggetti, 5 dei quali tradotti in carcere e 5 sottoposti cumulativamente alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e all’obbligo di dimora nel Comune in cui abitano.
In carcere, sono finiti Paolo Marragony, di 50 anni; Alessandro Mirabella, di 62; Andrea Pappalardo, di 46; Michele Adolfo Valerio Pilato, di 65; Gabriele Santapaola, di 39. Altri cinque indagati sono destinatari dell’obbligo di dimora. Tra i reati contestati, a vario titolo, anche l’indebita percezione di erogazione in danno dello Stato, falso in scrittura privata e falso ideologico in atti pubblici.
L’aggravante di avere agito per aiutare Cosa nostra è una accusa che grava soltanto su Marragony, Mirabella, Pappalardo, Pilato e Santapaola. L’indagine è stata condotta dal Servizio centrale operativo della polizia e dalla squadra mobile da marzo a novembre 2021. Il gruppo, secondo l’ipotesi della Procura di Catania, avrebbe percepito i finanziamenti bancari garantiti dallo Stato per fronteggiare l’emergenza economica nata dalla crisi pandemica sulla base di documenti falsi presentati da complici che non avevano i requisiti necessari previsti dalla legge.
Il provvedimento è stato emesso sulla base delle risultanze delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia scattate tra il marzo 2021 ed il novembre dello stesso anno e supportata altresì da presidi tecnici (intercettazioni telefoniche, intercettazioni telematiche e videoregistrazioni), che ha consentito di acquisire gli elementi di prova a carico del gruppo, che secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip, alla commissione di numerosi delitti di falso e di indebita percezione di contributi pubblici consistenti in finanziamenti di vario genere erogati da istituti bancari e garantiti dallo Stato nel cosiddetto decreto liquidità emanato per fronteggiare l’emergenza economica conseguita alla pandemia da Covid-19.
Tali finanziamenti garantiti dallo Stato, secondo l’accusa, venivano erogati sulla base di documentazione falsa e presentata da soggetti che non avevano i presupposti di legge.
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